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Il cul de sac della Procura di Milano: tutti indagati. Ecco che fine hanno fatto i persecutori di Silvio (c'è pure Ilda la rossa)

Pm che indagano altre toghe. Il paradossale destino di chi con le indagini ha condizionato la vita del Paese

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Magistrati che indagano magistrati. Moralizzatori che vogliono moralizzare altri moralizzatori. E' il cul de sac in cui è finito il mondo delle toghe, e in particolare la famigerata Procura di Milano, mai così nella polvere tra scandali, fughe di notizie e faide interne.

Mai così tanti, nemmeno ai tempi di Tangentopoli quando una parte del pool di "Mani Pulite", a cominciare da Antonio Di Pietro, finì dall’olimpo degli eroi alla dannazione degli accusati, perfino di corruzione, il reato per cui quei magistrati misero a soqquadro il Paese a metà degli anni Novanta.

Sono nove i pubblici ministeri di Milano, e diventano undici considerando la fresca pensionata Ilda Boccassini, tra poco in libreria con le sue memorie, e l’ex, proprio del pool, Piercamillo Davigo, a essere indagati dalla Procura di Brescia che per competenza territoriale si occupa delle presunte violazioni di legge dei vicini colleghi.

Un numero esorbitante tanto più che per anni non ce ne sono praticamente stati, se non in casi molto particolari, come quello del pm Ferdinando Esposito, indagato e poi condannato per induzione indebita per avere spinto un commercialista a prestargli 5mila euro a fronte della possibilità di presentargli in Procura magistrati che potessero affidargli incarichi da consulente.

Quasi tutti i procuratori che hanno guidato Brescia sono ex di Milano e, questa è sempre stata la considerazione comune tra gli addetti ai lavori, forse non molto inclini a mettere sotto inchiesta toghe di loro diretta conoscenza. Anche questa volta il capo è un ex, Francesco Prete, ma le condizioni sono cambiate con la "casa" della Procura di Milano che sta crollando, distrutta prima di tutto dalle faide interne.

Il grosso degli indagati rientra nel procedimento nato dai verbali dell’avvocato Pietro Amara sulla presunta Loggia Ungheria, dal procuratore Francesco Greco, agli aggiunti Fabio De Pasquale e Laura Pedio, ai sostituti Sergio Spadaro (da qualche settimana assegnato alla neonata Procura europea) e Paolo Storari, le cui dichiarazioni hanno inguaiato i colleghi. I reati per loro sono, a vario titolo, omissione d’atti d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio.

In più c’è l’ex Dottor Sottile del pool, Davigo, a cui un avvocato milanese, Jacopo Pensa, ha dedicato una poesia diventata virale in cui lo sbeffeggia per il suo "antigarantismo" («Io non godo proprio mai/se qualcuno sta nei guai/ma se lui da sempre dice/che l’avviso fa felice/perchè è come una malia/a tutela della garanzia/io aderisco al sentimento/e anch’io sono contento»).

Poi ci sono quattro pm iscritti nel registro bresciano per altri fatti. Alberto Nobili, responsabile dell’antiterrorismo, è indagato, assieme alla ex moglie Ilda Boccassini, per abuso d’ufficio in relazione a un incidente automobilistico mortale che coinvolse la figlia dei due. Per questa vicenda Brescia ha già chiesto l’archiviazione.

Sempre quest’estate si è saputo che i pm esperti in reati finanziari Stefano Civardi, Giordano Baggio e Mauro Clerici sono indagati per omissione in atti d’ufficio perchè non avrebbero approfondito abbastanza la posizione di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ex vertici di Mps, in una delle tante indagini sulle difficoltà della banca senese.

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