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Troppi sbarchi e pochi controlli: Lamorgese si svegli. Migranti, 45mila arrivi da gennaio

Andrea Amata
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Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, offra una parvenza di impegno nel contrasto ai flussi migratori sempre più indiscriminati, perché se continua a recitare «la bella addormentata nel bosco» continueremo ad essere percepiti come il Paese dai confini elastici e facilmente perforabili dai traghettatori di turno. È doveroso soccorrere i migranti in difficoltà che con imbarcazioni fatiscenti tentano di percorrere il Mediterraneo, ma l'inerzia della Lamorgese costituisce un fattore di attrazione che stimola le partenze con le criticità connesse alle peripezie di una navigazione rischiosa. Su Lampedusa persiste senza sosta il fenomeno degli sbarchi irregolari attraverso i barchini.

 

A molo Favaloro sono approdati 5 tunisini fatti convogliare sull'hotspot di contrada Imbriacola, che già ospita 305 migranti e sfora ampiamente la sua capienza massima di 250 persone.

 

Da inizio anno sono stati registrati 45 mila ingressi. Un dato che misura l'ambiguità del titolare del Viminale che vigila con pugnace rigore sul rispetto degli obblighi a cui i cittadini italiani devono conformarsi per contenere la propagazione del virus, mentre applica un controllo insussistente, tanto da configurarsi ectoplasmatico, su ciò che demarca la sovranità territoriale dello Stato.

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, è intervenuto sulla questione durante un incontro elettorale a Trieste, dichiarando: «Non possiamo permetterci altre decine di migliaia di ingressi. Il problema non è solo Lampedusa e in Calabria ma anche a Ventimiglia e nel valico qui a Nord-Est, che è un colabrodo». L’Europa dovrebbe recuperare un lucore di condivisione e responsabilità nella gestione dei flussi migratori, che seguitano ad essere prerogativa penalizzante dei Paesi dirimpettai del Nord Africa. Tanto che le principali porte di ingresso sono rappresentate dalle coste spagnole, italiane e greche su cui la pressione migratoria non accenna a placarsi con effetti di destabilizzazione perché sono realtà già compromesse nel tessuto socio-economico.

 

La rotta occidentale nel Mediterraneo converge verso la Spagna che sta riducendo gli ingressi con le maniere forti, avendo lo scorso maggio utilizzato l'esercito per respingere i migranti a Ceuta. Il tragitto orientale confluisce verso la Grecia, ma l’accordo del 2016 tra la Turchia e l’Unione europea ha mitigato il passaggio in terra ellenica e la recente costruzione del muro anti-migranti di 40 km sul confine turco ha contribuito ulteriormente ad esercitare un’azione dissuasiva sull’itinerario dell’Est.

Mentre la rotta centrale, che ha come destinazione l’Italia, rimane il percorso più frenetico non essendo agibili quelle forme di deterrenza che altri Paesi hanno potuto esplorare. La nostra conformazione geografica, con oltre 8 mila chilometri di coste, rende inedificabili le infrastrutture di contenimento. Pertanto, occorre sancire una ripartizione equa dei migranti in ambito europeo onde evitare che il fenomeno diventi oberante per l’Italia con effetti di insostenibilità sociale ed economica. Il sonnacchioso ministro Lamorgese si liberi dall’incantesimo dell’oziosa e fallimentare gestione del fenomeno migratorio, lasciandosi soccorrere dal principesco buonsenso.

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