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Tamponi validi 72 ore e green pass 12 mesi, Crisanti boccia le scelte del governo: nessuna base scientifica
Tamponi validi fino a 72 ore e green pass esteso per garantire luoghi sicuri. Per Andrea Crisanti non è così. Il microbiologo e professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova, interviene negli studi de “L’aria che tira”, lunedì 20 settembre per sfatare i recenti provvedimenti del governo volti ad arginare la circolazione del virus.
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La prima critica è per i tamponi: “Praticamente si impone per legge quant’è il periodo di incubazione del virus, della malattia. Non esistono dimostrazioni che un tampone fatto 72 ore prima certifichi che quella persona è negativa”. “Una scelta avventata?”, chiede Myrta Merlino. “Non ha nessuna base scientifica, come sicuramente è sbagliato il concetto di creare ambienti sicuri con il green pass”, risponde Crisanti.
Poi prosegue: “Se l’obiettivo del green pass è creare ambienti sicuri è sbagliato prolungare ad un anno la sua validità perché i dati di Israele ci dimostrano che i vaccinati a sei mesi trasmettono”. Per il microbiologo il problema di fondo giace sulla politica “c’è una confusione pazzesca. Non c’è nulla di scientifico in tutto ciò”.
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Il green pass come incentivo alla vaccinazione viene bocciato da Crisanti che prosegue con l’elenco degli errori ribadendo: “il green pass era per indurre le persone a vaccinarsi, poi si è sbagliato e si è detto 'creiamo degli ambienti sicuri'. Per creare degli ambienti sicuri facciamo fare un tampone a chi non si è vaccinato per avere il green pass”. Una matrioska di questioni che si accavallano l’un l’altra per “trovare un compromesso politico”. “Alla fine si è creato un disastro dal punto di vista comunicativo e scientifico”, accusa.
Per ottenere degli “ambienti sicuri”, Crisanti suggerisce: “dovremmo fare il green pass che scade a sei mesi. Dopo sei mesi, si fa la terza dose”. Per chi invece non può sottoporsi alla vaccinazione: “fare il tampone molecolare a 48 ore”. “Questo è per creare ambienti. Ormai la legge sul green pass che è stata fatta è chiaro che se arriva poi a tutti questi compromessi in cui si stabilisce per legge quanto un virus circoli”, spiega il professore.
Infine, la previsione per i prossimi due anni: “La variante Delta che ha una contagiosità alta, l’immunità di gregge si raggiunge intorno al 90% della popolazione protetta. Da qui la necessità di arrivare a una soglia maggiore di vaccinazioni. Dopo sei mesi, le persone pur essendo ancora protette per la maggior parte delle manifestazioni più gravi della malattia, si infettano e trasmettono. Significa che per essere sicuri bisognerebbe ri-immunizzare tutte le persone dopo 4-5 mesi. Un dato pari ai 120 milioni di immunizzazioni l’anno cosa impossibile da fare quindi dobbiamo rassegnarci al fatto che in Italia ci sarà un livello di trasmissione residua per parecchio tempo. I morti ce l’avremo perché se c’è un numero importante di persone non vaccinate queste si infettano”.