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Caso Eitan, la zia scortata in Israele: "Preoccupati per la sua salute". Vuole riportarlo in Italia

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La zia paterna di Eitan è arrivata in Israele, per seguire l'indagine sul rapimento del nipote, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone del 23 maggio scorso, da parte del nonno materno, Shmuel Peleg. "Aya è arrivata in Israele. È stata accompagnata da poliziotti all'uscita dell'aeroporto visto che ha ricevuto pesanti minacce sui social media e nei commenti relativi ad articoli pubblicati dalla famiglia Peleg", ha spiegato a LaPresse Or Nirko, marito di Aya Biran, la zia del piccolo.

Aya Biran-Nirko, che è la tutrice legale del bambino, "è arrivata di recente in Israele e sta ora completando il suo obbligo di isolamento": "accompagnata da fonti diplomatiche" è nel Paese "per la volontà di riportare Eitan a casa", hanno poi confermato i legali della donna. Oltre alla volontà di riportare Eitan in Italia, il viaggio in Israele di Aya Biran-Nirko è dovuto anche alla "necessità di dover seguire in prima persona l'indagine penale in Israele contro i sequestratori del minore e i vari procedimenti relativi alla convenzione sui minori dell'Aja".

La donna "è molto turbata dai rapporti sulla condizione psicologica e mentale di Eitan e da ciò che è stato fatto dai suoi rapitori mentre era già nelle loro mani. La casa di Eitan, infatti, è in Italia". Dunque, l'obiettivo è quello di riportare Eitan a casa, in modo che possa continuare gli studi di prima elementare iniziati circa una settimana prima del rapimento. Il minore - hanno spiegato i legali - attendeva e preparava ormai da molto la ripresa della socialità scolastica interrotta dal tragico evento. Inoltre erano, fino al giorno del rapimento, in corso i suoi percorsi riabilitativi (motori e psicologici) seguiti dalla tutrice a seguito di quanto stabilito dai medici italiani che lo hanno avuto in cura.

"I suoi compagni di classe, gli amici, il personale terapeutico e riabilitativo che lo aveva in cura e l'intera comunità ebraica - concludono gli avvocati - tutti aspettano con impazienza il ritorno del piccolo Eitan alla routine e alla vita più stabile possibile che in questa delicata fase di recupero lento e doloroso è così importante potergli garantire. Inutile dire che i suoi nonni paterni, zii, cugine e cugini sono impazienti di poterlo riabbracciare in Italia". Infine, i legali chiedono a tutti i media di non pubblicare foto a viso scoperto del bambino, "per il bene della sua dignità e privacy".

Sul fronte dell'inchiesta, l'udienza al Tribunale della famiglia di Tel Aviv sul caso stata anticipata a giovedì 23 settembre, mentre salgono a tre gli indagati per sequestro di persona aggravato nell'inchiesta della Procura di Pavia sul rapimento. Dopo il nonno Shmuel Peleg, che l'11 settembre ha prelevato il nipote dalla casa della zia paterna nel Pavese e lo ha portato in Israele passando dalla Svizzera, e la nonna Esther Athen Coen, accusata di aver partecipato al piano, ora è indagato anche il 56enne israeliano G. A. A., alla guida della Golf blu sulla quale viaggiavano Peleg ed Eitan. L'uomo potrebbe essere la stessa persona che il giorno prima aveva affittato la Golf a Malpensa.

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