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Barbara Palombelli, la frase scappata in tv sul femminicidio e le scuse: come finisce il caso esploso in tv

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Discutere della morte è pur sempre, una espressione di interesse per la vita” suggeriva Thomas Mann. Vi sono luoghi e situazioni appropriate per discuterne certo, ma a differenza di altri, non crediamo che la tv debba invece restarne fuori. Giusto è parlarne. Basterebbe farlo con maggiore coscienza. Senza spettacolarizzazioni eccessive, limitandosi alla sola cronaca. Se programmi di grande successo affollano i palinsesti televisivi serali, e’ perché il pubblico da casa lo richiede.

Grande polemica dunque, per la frase uscita dalla bocca di Barbara Palombelli, sui femminicidi. In poche ore la Palomba diventa trend topic ed è subissata dagli insulti. “Le si chiuda il programma” urlano i forcaioli. “Sette femminicidi in sette giorni, questi uomini sono stati però esasperati dal comportamento delle donne?” Questa è la frase incriminata. Frase infelice, “scappata” con ogni probabilità, alla giornalista. L’intento era quello di spostare il focus su altro, il che può anche starci in un salotto televisivo. Messa così invece, vi è poco da domandarsi.

Lo scivolone c’è tutto. Immaginiamo lo sappia bene, anche la sempre ottima giornalista. Un assassino rimane tale e compie un atto criminale, anche se esasperato da Belzebu in persona. Parlare di esasperazioni, equivale quasi, a cercare una spiegazione. Basterà chiarire l’intento, chiedere “scusa” e tutto il clamore finirà. Come giusto che sia. Ma se a dire una frase del genere fosse stato invece un giornalista uomo, cosa sarebbe successo? E se fosse stato un politico, magari di destra, cosa si sarebbe scatenato? Quella parte politicamente corretta, salottiera e sinistra che durante il Festival di Sanremo, accusò Amadeus di sessismo, solo perché defini’ le vallette “molto belle” cosa avrebbe fatto? Difficile da sapere, il dubbio rimane. Per chiudere il tutto con un sorriso invece, ci sovviene una frase di Silvio Berlusconi, rivolta a Maria Elena Boschi: ”Lei è troppo bella per essere comunista” Non si trattò di sessismo bensì di ossimoro. La bellezza fisica, contrapposta alla bruttezza del comunismo, altrettanto oggettiva.

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