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Droga, sesso e festini, prete finisce in manette. Stupefacenti con le offerte dei fedeli

Pina Sereni
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Don Francesco Spagnesi, 40 anni, parroco della chiesa dell'Annunciazione alla Castellina a Prato, correttore della Misericordia, è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di spaccio e importazione di sostanze stupefacenti. La misura cautelare, disposta dal gip del Tribunale di Prato, Francesca Scarlatti, su richiesta della Procura pratese, è stata eseguita dagli agenti della squadra mobile della questura di Prato. Il sacerdote da pochi giorni aveva lasciato gli incarichi nella parrocchia. L'indagine è partita dall'arresto di un pratese che aveva portato dall'Olanda un litro di Gbl, la cosiddetta «droga dello stupro».

 

Il sacerdote e il pratese, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbero organizzato festini a sfondo sessuale reclutando i partecipanti su un sito di incontri. Secondo quanto emerso dalle indagini, don Spagnesi per acquistare la droga avrebbe utilizzato i soldi offerti dai fedeli nella raccolta domenicale. «Dolore e sgomento»: il vescovo di Prato, monsignore Giovanni Nerbini, esprime così il suo stato d'animo alla notizia dell'arresto di don Francesco Spagnesi. Il presule ha rinnovato piena e doverosa fiducia nella magistratura, a cui aveva già assicurato fattiva collaborazione nelle settimane passate, fa sapere la Diocesi in una nota. «Sono notizie che un padre e Pastore non vorrebbe mai avere - afferma mons. Nerbini - e che colpiscono l'intera Diocesi. In questo momento voglio farmi vicino particolarmente alla comunità parrocchiale della Castellina, condividendone la sofferenza e il disagio». Il vescovo era da tempo a conoscenza di un forte stato di sofferenza fisica e psicologica del sacerdote che, fin dal suo arrivo in Diocesi, aveva cercato di aiutare. «Nessuno però - spiega il vescovo - avrebbe mai potuto immaginare che avesse problemi di tossicodipendenza. Per molto tempo era rimasto un disagio personale». Ad aprile, messo alle strette, don Francesco ha rivelato la causa della sofferenza, l'uso stabile di droghe. È a quel punto che il vescovo gli ha imposto un cammino di riabilitazione psicoterapeutica con uno specialista. «Quando - continua Nerbini - abbiamo avuto notizia di movimenti sospetti sui conti della parrocchia, ho provveduto a ritirare il potere di firma esclusiva del parroco, per poter così procedere ad una verifica della situazione». Mons. Nerbini chiese subito conto a don Spagnesi di quelle operazioni bancarie: «Ogni volta mi veniva spiegato che si trattava di aiuti per persone bisognose della parrocchia». A giugno il vescovo ha comunicato al sacerdote che lo avrebbe sollevato dalla parrocchia, in modo da potersi dedicare completamente alle cure; il provvedimento è divenuto operativo dal primo di set.

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