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Papa Francesco incontra Orban ma non fa il miracolo

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L’incontro tra Papa Francesco e il Primo Ministro Ungherese Viktor Orban è significativo. Simboli, entrambi, di quel «bipolarismo» intorno all’accoglienza che ha marcato gli anni pre-Covid. Per i «ponti» il Pontefice, per il controllo degli ingressi, anche con muri fisici, il leader di Budapest. Si sono parlati, sì. Ma nel contesto del viaggio del Papa i contenuti non sono cambiati. Anche se Francesco non cita troppe volte i migranti, nella messa dinnanzi a 100 mila persone prega Gesù affinché «risani le nostre chiusure e ci apra alla condivisione».

 

 

 

 

 

All’Angelus osserva: «Davanti alle diversità culturali, etniche, politiche e religiose, possiamo avere due atteggiamenti: chiuderci in una rigida difesa delle nostre identità oppure aprirci all’incontro con l’altro». Dal suo canto, Orban ha parlato con un gesto: il dono di una copia della lettera che il re ungherese Bela IV, siamo nel XIII secolo, aveva scritto a Papa Innocenzo IV, in cui chiedeva aiuto contro la minaccia tartara che pendeva sulla sua terra cristiana. 

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