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Scuola, classi pollaio anche con il Covid. Con l'emergenza non è cambiato nulla

Luca Rossi
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A pochi giorni dall’inizio delle lezioni in quasi tutta Italia fissato per il 13 settembre (in Alto Adige si parte già lunedì 6), Tuttoscuola lancia l’allarme sulle classi pollaio: quasi 400mila studenti coinvolti da Nord a Sud in 14mila aule. Un problema su cui il ministero dell’Istruzione ha già messo in campo, secondo fonti, le prime misure con alcune centinaia di milioni assegnati ad enti locali ed Uffici scolastici regionali. E non solo. Il ministro Patrizio Bianchi ha chiesto un’attenta analisi dei dati a livello territoriale da cui emerge che queste classi sono concentrate nelle grandi città e, in particolare, negli istituti di secondo grado. Tra le riforme del Pnrr, fra l’altro, c’è anche quella relativa proprio alla riduzione del numero di studenti per aula. Ma a tenere banco è anche il dibattito sulle mascherine, dopo che è stato chiarito dal governo che nelle aule in cui tutti saranno vaccinati, si va verso la possibilità di non indossare i Dpi. Così il sindacato dei presidi Dirigentiscuola si discosta dal parere dell’Anp (Associazione nazionale presidi). «DirigentiScuola prende totalmente le distanze dalla posizione di Anp e sottolinea convintamente che la discriminazione non risiede certo nelle mascherine e non esiste alcuna rivolta dei presidi, che pure il nostro sindacato rappresenta», chiarisce il presidente Attilio Fratta.

 

 

A destare preoccupazione è la fotografia scattata dal dossier «Classi pollaio, ora basta» di Tuttoscuola, che traccia la mappa aggiornata del fenomeno. «Sono circa 382mila gli alunni e quasi 25mila i loro insegnanti che nell’anno della pandemia sono stati assegnati nelle 13.761 classi» da 27 a 40 alunni «dei diversi ordini di scuola. Si parla da anni di questa piaga, ma alla vigilia del terzo anno scolastico colpito dal Covid - che avrebbe dovuto far aumentare il grado di urgenza anche per i profili di sicurezza - non è cambiato nulla. E ora che non è più obbligatorio il metro di distanziamento in classe il problema esplode», denuncia la testata specializzata. Sono stati i licei scientifici ad avere il maggior numero di «classi pollaio»: 3.899 oltre il limite, pari al 13% del totale. Quasi una su otto. Seguono i licei classici (il 9,4% delle 12.275 classi funzionanti e 1.206 con più di 26 ragazzi). Negli istituti tecnici, ancora, le aule che ospitano non meno di 27 studenti erano l’anno scorso 2.919, pari al 7,1% delle 41.007 classi di questo settore, quasi appaiati dagli ex istituti magistrali con il 6,9%. Nelle scuole professionali, invece, si vede un numero relativamente ridotto di «classi pollaio» (955), cioè 3,9% delle 24.311 in giro per l’Italia.

Intanto, il dibattito ruota attorno anche all’uso della mascherina in classe e i sindacati dei presidi arrivano al muro contro muro. «Tornare in classe senza mascherina è l’obiettivo che unisce il mondo della scuola. Il tutto salvaguardando la privacy degli studenti ed evitando ogni discriminazione», è la posizione di Antonello Giannelli, numero uno dell’Anp. Di tutt’altro avviso Attilio Fratta, presidente di Dirigentiscuola. Che non le manda a dire: «Le discriminazioni sono ben altre. Bisogna, invece, e questo i presidi lo sanno, educare alla eterogeneità e alla differenza. La scuola non deve gettare le basi per una società classista, il sindacato ha una missione sociale. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha parlato di ipotesi e di linee guida da approvare per la concreta attuazione, e davvero non si capisce il grande polverone alzato in queste ore».

 

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