Vaccino ai 12-15enni, Matteo Bassetti contro lo stop del Regno Unito: "I miei figli l'hanno fatto"
Ritorno a scuola, variante Mu, vaccino ai dodicenni, il trend dei contagi e dei morti per Covid. Matteo Bassetti torna sui temi più caldi della pandemia. Sull'ipotesi di togliere le mascherine in classe il direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico di Genova afferma che in "una prima fase non sarebbe prudente, ma dobbiamo arrivarci".
Il ritorno in classe preoccupa al netto delle polemiche per il green pass. "Con sempre più vaccinati nelle scuole e sui luoghi di lavoro, andiamo verso questo obiettivo - sottolinea in una lunga intervista a iNews-. Tra qualche mese potremo toglierle anche in aula, anche perché sarebbe ipocrita pensare che i ragazzi indossino la mascherina ininterrottamente per sei ore, soprattutto dal momento che all’aperto non è obbligatoria. Gli studenti che entrano in classe, un’ora prima sono stati insieme fuori. Potremo arrivare addirittura al punto che indossarle non sarà più obbligatorio per legge, ma una scelta di protezione. I cinesi le usano da trent’anni e non sono obbligati".
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Alla domanda se sia a favore o meno dell’obbligo vaccinale, l’infettivologo risponde: "Bisognerebbe chiederlo ai politici. Io, da medico, rispondo che vanno vaccinate più persone possibili. Con la variante Delta non esiste l’immunità di gregge, per cui dovremmo tendere verso una totale copertura vaccinale. Come raggiungere questo obiettivo non mi compete, perché non è il mio mestiere. La decisione spetta alla politica, che mi pare si sia espressa in modo forte".
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Bassetti non è preoccupato per la sindrome infiammatoria multisistemica che sarebbe causata dal vaccino Pfizer e che è al vaglio dell’Ema in questi giorni: "Si tratta di un fenomeno rarissimo che può essere scatenato dalla vaccinazione. Ma continuo a pensare che i benefici dei vaccini sono di gran lunga superiori ai rischi. Io e i miei familiari ci siamo vaccinati senza porci troppi problemi. Vorrei che la gente si facesse le stesse domande ogni volta che prende un medicinale per la febbre o dopo essere andato a giocare a calcetto o perché ha bevuto troppo la sera prima. Noi italiani siamo quelli che usano più farmaci in auto-prescrizione. Ci vengono gli stessi dubbi per tutte le medicine?".
"Il picco dei contagi è stato toccato circa due settimane fa. Ieri non c’è stato un aumento significativo delle terapie intensive e stiamo attraversando una fase di stabilizzazione. Nel mio reparto da lunedì potremmo anche tornare Covid-free, dopo un periodo abbastanza pesante. L’onda estiva si sta esaurendo e il numero dei decessi è contenuto. Certo, il massimo sarebbe tendere allo zero. Se i numeri restassero questi, e non sarà così, arriveremmo intorno ai 7-12mila morti all’anno. Sono troppi, ma non sono più i 1.000 al giorno di qualche mese fa", afferma l'infettivologo.
"Tutto questo - prosegue - è segno che i vaccini ci hanno permesso di ottenere l’auspicata rete di protezione. Adesso è il momento di capire cosa accadrà tra venti giorni".
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Poi c'è il tema della variante Mu: "Chi ha fatto gli studi classici la chiama Mi e viene dal Sud America. Al momento sappiamo che potrebbe resistere ai vaccini. Ma abbiamo detto la stessa cosa anche quando è arrivata la variante Delta, quindi non mi allarmerei. Vedremo sul campo cosa accadrà. Fino ad oggi i vaccini hanno funzionato su tutte le varianti. La prevalenza della Mi nel mondo, ad oggi è allo 0,1%, dobbiamo monitorarla e fare attenzione. Ma c’è un dato: questa variante si è sviluppata in Colombia e in Ecuador, dove sono stati fatti pochi vaccini".
Ma cosa ci aspetta in autunno? "L'atteso è che tra ottobre e Natale avremo una nuova ondata. Bisognerà capire quanto sarà alta questa 'onda' e quanto rapidamente crescerà. Io sono ottimista, dobbiamo stimolare la gente a vaccinarsi. Il 95% delle persone fragili e anziane sono state messe abbastanza al sicuro". "Adesso mi preoccupano i 40enni, 50enni e 60enni. 7-8 milioni tra questi non sono vaccinati - osserva Bassetti -. Però ci occuperemo di tutti e al momento mi rinfranca avere 8 italiani su 10 coperti almeno dagli eventi più gravi".
Sul tavolo anche la scelta della Gran Bretagna di accantonare la vaccinazione di massa per i ragazzi tra i 12 e 15 anni. L'infettivologo commenta con l'AdnKronos Salute: "Gli inglesi hanno preso questa decisione di non raccomandarlo ma per quanto riguarda l’Europa, il vaccino è approvato dall’Ema dagli over 12. I benefici per i ragazzi tra 12-15 anni sono superiori ai rischi, io ho vaccinato i miei figli. Le principali società scientifiche dei pediatri raccomandano di fare il vaccino in questa fascia d’età adolescenziale. Rimango della posizione che i vaccini anti-Covid vanno raccomandati anche per 12-15 anni".
"C’è un report dei Cdc (i Centers for Disease Control and Prevention americani, ndr), che sottolinea come il rischio di pericardite e di miocardite negli adolescenti che sono colpiti dal Covid è 30 volte superiore al rischio di fare pericardite o miocardite se si è immunizzato. Quindi - conclude Bassetti - mi pare un dato abbastanza incontrovertibile. I rischi sono minori rispetto ai benefici".