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Bambini e case famiglia, mamme coraggio ancora in piazza contro gli affidi "facili" dei minori

Susanna Novelli
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Chiedono un decreto legge che fermi la «catena assassina» degli affidi "illeciti" e un intervento della Corte dei conti affinché si valuti il danno erariale. Sono loro, le mamme coraggio, tornate a manifestare per due giorni davanti a Montecitorio. Sono più numerose rispetto ai primi di agosto, quando sotto il sole cocente Giada Giunti si è messa con un cartello e la foto di Jacopo davanti l’ingresso della Camera dei Deputati chiedendo alle istituzioni di poter riabbracciare suo figlio. Giorni di "picchetto", al quale via via si sono aggiunte altre storie, altre vite deturpate da una "giustizia" spesso troppo miope.

C’è Laura con nonna Sofia, alle quali a fine luglio hanno sottratto il figlioletto (e il nipotino) di appena 7 anni, epilettico, e che ad oggi Laura non sa neanche se e in quale scuola portarlo. C’è Veronica, che viene da Napoli. A lei il suo ex ha «portato via» i tre figli di 13, 10 e 7 anni; Maria Assunta poi è venuta da Lecce, cammina con una stampella: «Lo devo al mio ex che mi picchiava in continuazione». La sua colpa, forse, è quella di aver denunciato i maltrattamenti subiti. Spedita in una struttura con il figlio Luca, che oggi ha 9 anni. Dopo circa 4 anni i giudici decidono di affidare il piccolo al padre. La motivazione? Ricostruire il rapporto paterno, mentre Maria Assunta viene definita «madre ostacolante».

Nonostante il percorso psicologico indicato dalla Asl stessa, che conferma invece essere madre «amorevole», Luca resta con il padre, per lei incontri protetti in «spazi neutri» una volta a settimana. Ancora, Raffaellina che viene da Livorno. La storia qui è complessa, addirittura la Ctu nella perizia di affidamento dei due bambini a un’altra famiglia, scrive che i genitori sono morti. In piazza ci sono anche gli avvocati Michela Nacca, presidente di «Maison Antigone» e Carlo Priolo, presidente di «Verità Altre», autori di una lettera-comunicato inviata al presidente Draghi, alle ministre Cartabia (Giustizia) e Bonetti (Famiglia), al presidente della Camera dei Deputati, Fico e a tutte le commissioni parlamentari competenti. Due sono le parole da evidenziare: Pas, la sigla con cui si indica «l’alienazione parentale» e la «sindrome della madre amorevole».

Praticamente nella maggior parte dei provvedimenti che hanno allontanato figli minori da uno dei due genitori riportano questi «alibi» psicologici della teoria di Gardner. In altre parole spesso uno dei due genitori separati, nella maggior parte delle volte la mamma, viene indicata come troppo simbiotica con il figlio, di fatto arrecando un danno al rapporto con il padre.

«Per lunghi anni questa teoria è stata insegnata in corsi formativi per giudici, avvocati, assistenti sociali, mediatori, psicologi giuridici e psichiatri forensi italiani - dice l’avvocato Nacca - nonostante non solo tale teoria psichiatrica non sia mai stata accettata dalla Comunità accademica internazionale, ma soprattutto a fronte di una sentenza di Cassazione del 2013 che ne sostiene l’assoluta infondatezza, ribadita poi dalla requisitoria del sostituto procuratore generale della Superma Corte, Francesca Ceroni, il 15 marzo di quest’anno che è arrivata a denunciare l’incostituzionalità della teoria "Pas", la sua utilizzazione nonché applicazione. Insomma - conclude l’avvocato - nei tribunali viene ignorato il dettame costituzionale. Per questo siamo tutti convinti che serva un intervento chiaro innanzitutto del governo, attraverso un decreto legge affinché blocchi immediatamente gli affidi di minori così argomentati e che poi, finalmente intervenga il legislatore per porre fine a questa barbarie».

Alcune parlamentari, come la Bellucci, la Giannone e la Ascari hanno aderito alle proteste e alle richieste delle mamme che aspettano solo il passaggio che va dalle parole ai fatti.

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