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Variante Delta, la proiezione choc dell'Oms: 236mila morti nei prossimi tre mesi in Europa

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Il calo delle vaccinazione in Europa preoccupa l'Oms che prevede nei prossimi tre mesi un numero impressionante di decessi. «Alcuni Paesi» nella regione europea «stanno cominciando ad avere un carico crescente sugli ospedali» causa Covid «e più morti. La scorsa settimana abbiamo avuto un aumento dell’11% nel numero dei decessi nella regione e una proiezione affidabile indica» che potrebbero esserci «236mila morti in Europa entro l’1 dicembre». Lo ha detto Hans Kluge, direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Europa, oggi durante il briefing di aggiornamento sulla situazione Covid nell’area. «Tre fattori pesano su questo aumento - ha spiegato - la variante Delta più trasmissibile, ora segnalata in 50 Paesi della regione», su 53; «l’allentamento delle misure di sanità pubblica e un’impennata dei viaggi» in estate.

 

«Dobbiamo essere risoluti nel mantenere livelli multipli di protezione», dalle «vaccinazioni» anti-Covid alle «mascherine». «La vaccinazione è un diritto, ma è anche una responsabilità. E la stagnazione nella diffusione dei vaccini nella nostra Regione è motivo di seria preoccupazione» continua il direttore regionale dell’Oms per l’Europa. I vaccini «sono il percorso verso la riapertura delle società e la stabilizzazione delle economie - ha fatto notare - In circa 8 mesi sono state somministrate quasi 850 milioni di dosi, con quasi la metà della popolazione della Regione completamente vaccinata. Questo è un risultato notevole. Tuttavia, nelle ultime 6 settimane, la diffusione della vaccinazione nella Regione è rallentata, influenzata dalla mancanza di accesso ai vaccini in alcuni paesi e dalla mancanza di accettazione dei vaccini in altri».

 

«Ora che le misure sanitarie e sociali sono state allentate in molti Paesi, l’accettazione della vaccinazione da parte del pubblico è fondamentale se vogliamo evitare una maggiore trasmissione, malattie più gravi, un aumento dei decessi e un rischio maggiore che emergano nuove varianti di preoccupazione, ha continuato Kluge. Ad oggi solo il 6% delle persone nei Paesi a basso e medio reddito della nostra Regione ha completato il ciclo vaccinale.  «Anche se quasi 3 operatori sanitari su 4 nella nostra regione hanno completato la vaccinazione, ci sono Paesi che sono riusciti a vaccinare solo 1 sanitario su 10. C’è una chiara necessità di aumentare la produzione, condividere le dosi e migliorare l’accesso ai vaccini degli Stati membri. Tutti, ovunque, dovrebbero avere il diritto di ricevere il ciclo vaccinale completo (...) Lo scetticismo sui vaccini e la negazione della scienza ci impediscono di stabilizzare questa crisi» provocata da Covid.

 

«Ne ho parlato anche con Anthony Fauci», l’immunologo Usa, «e abbiamo la stessa convinzione: la terza dose non è un richiamo ’di lusso', che si toglie a qualcuno che sta aspettando la prima dose. Ma è fondamentalmente un modo per proteggere le persone, le più vulnerabili» dice ancora Kluge rispondendo a una domanda oggi durante il briefing di aggiornamento sulla situazione Covid nell’area. «Allo stesso tempo - ha aggiunto -abbiamo bisogno di condividere» dosi con chi è più indietro nella campagna di immunizzazione, ha concluso Kluge, sottolineando l’importanza dell’equità nell’accesso alle vaccianzioni in tutti i Paesi, anche quelli a basso e medio reddito, e puntualizzando come si debba continuare sempre a «mantenere una pressione» costante contro il virus, anche «durante i periodi di tranquillità».

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