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Covid, il Cts prevede scenari peggiori anche con il vaccino: cosa scrivono gli esperti nei verbali

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Dario Martini
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I contagi stanno risalendo, le ospedalizzazione pure. In molti si chiedono cosa accadrà a settembre, quando finiranno le ferie e ricomincerà l'anno scolastico in presenza. La domanda ricorrente è la seguente: ci ritroveremo come l'anno scorso pur avendo i vaccini? Il Comitato tecnico scientifico, però, già da tempo prevede gli scenari peggiori e il conseguente ritorno al cambio di colore delle regioni che si accompagna a un numero maggiore di restrizioni.

Leggendo il verbale della seduta del Cts del 25 giugno scorso, da pochi giorni desecretata, scopriamo che gli undici esperti nominati dal governo sono concordi su un punto: «L'incertezza sugli scenari epidemiologici alla ripresa dell'anno scolastico pone il problema di identificare precocemente, per motivi organizzativi, le misure d'intervento applicabili di massima con i vari scenari a seconda della situazione epidemiologica e dei rischi ad essa connessa (es. zone bianche, gialle, arancioni)».

Il Cts si trova a dover rispondere a una serie di quesiti del ministero dell'Istruzione in vista della ripresa dell'anno scolastico. I tecnici guidati dal coordinatore Franco Locatelli (Consiglio superiore di sanità), e dal portavoce Silvio Brusaferro (Istituto superiore di sanità), hanno ben presente l'orizzonte verso cui ci stiamo muovendo. Bisogna ricordare che la seduta si svolge a fine giugno, quando la variante Delta stava iniziando a preoccupare tutta Europa. Gli esperti governativi ricordano che questa mutazione del virus «ha una trasmissibilità superiore a quella della variante Alpha e che la protezione contro questa variante conferita dalla somministrazione di una sola dose di vaccino è marcatamente inferiore a quella che caratterizza le altre varianti conosciute».

Il Cts auspica quindi che sia rivisto l'intervallo consigliato tra la somministrazione delle due dosi. L'argomento all'ordine del giorno è comunque la scuola. Il ministero guidato da Patrizio Bianchi pone come quesito principale quello del distanziamento, ovvero se debba restare in vigore la regola del «distanziamento fisico di un metro tra le rime buccali degli studenti».

Sorvolando sull'arcaicismo già di moda l'anno scorso delle «rime buccali» per riferirsi alle bocche, il Cts conferma che la norma non cambierà di una virgola. Anche se per quegli istituti che si trovano in zona bianca. Stessa cosa per la distanza di due metri tra i banchi e la cattedra. A questo punto, gli esperti passano a esaminare la questione della mascherine. Ecco cosa scrivono: «In zona bianca la mascherina in posizione statica (seduti al banco, ndr) e nel rispetto del distanziamento previsto può essere rimossa. Il suo utilizzo, . invece, anche in posizione statica, va considerato nelle aree gialle e arancioni».

L'incertezza sulla pandemia emerge anche in un altro passaggio. Scrive il Cts: «La mascherina, alle luce delle conoscenze attuali, della situazione epidemiologica incerta e della copertura vaccinale non ancora ottimale, non può essere considerata come un'alternativa al distanziamento».

Infine, il ministero dello Istruzione chiede se debbano essere confermati alcuni «strumenti» per prevenire i contagi: la nomina del referente Covid-19, l'aula per i casi sospetti e il protocollo con le Asl. Il Cts ricorda che «rimangono certamente raccomandate le stesse precauzioni previste per l'anno scolastico 2020-2021». Le regole, quindi non cambiano. La speranza di studenti e famiglie, però, è di non ritrovarsi come un anno fa.

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