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Migranti e Covid, è allarme contagi: quanti hanno il virus. Ma non importa a nessuno

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Pietro De Leo
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C’è un “bollettino” ulteriore che quantifica i dati Covid rispetto a quello fornito dal ministero della Salute. E ruota attorno a quanti contagiati arrivano con i flussi migratori. Andando a reperire la cronaca degli ultimi giorni, i numeri non sono rassicuranti.

La Nave Ocean Viking, che ha attraccato domenica al porto di Pozzallo, trasportava 549 migranti. Tra essi 30 sono risultati positivi. La Sea Watch 3, giunta invece a Trapani sabato, contava 257 stranieri. Tra essi, 13 contagiati. Qualche giorno prima, dall’hot spot di Lampedusa, da settimane iperaffollato per oltre tre volte rispetto al numero massimo di capienza, un centinaio di persone è stato trasferito su una nave quarantena. Tra di esse, una quarantina risultate positive.

Circa un paio di settimane fa, poi, è scoppiata la polemica sull’hotspot di Taranto, dove 26 ospiti sono risultati positivi al virus, e di conseguenza 2 agenti di polizia si sono contagiati e 10 sono stati messi in quarantena, suscitando molti interrogativi circa le condizioni su cui tutti gli operatori di prima accoglienza (Forze dell’Ordine ma non solo) si trovano ad agire.  Il tema non riguarda, peraltro, soltanto la rotta mediterranea. Negli ultimi giorni si segnalano anche sparute positività tra i migranti arrivati in Friuli, seguendo come noto il tratto balcanico.

Dunque, il tema c’è, anche quest’anno, riproposto identico al 2020: il rapporto tra immigrazione e Covid, con i rischi annessi, non solo per chi trova ad interfacciarsi con il fenomeno, ma anche quelli dovuti alla circostanze delle fughe, come nel caso ancora di Taranto, dove 7 immigrati positivi si erano allontanati dall’hotspost. Interrogativi che rimangono, nonostante il ministro dell’Interno Lamorgese abbia dichiarato che quanti arrivano sono sottoposti a rigidi controlli sanitari. E c’è anche un dato relativo alla più diffusa percezione del fenomeno, considerando le regole e le attenzioni che i cittadini devono osservare per poter continuare a svolgere le loro azioni quotidiane.

Che il dossier immigrazione si sarebbe gonfiato, a tal punto da diventare centrale, era preventivabile stando già alle parole del direttore generale di Frontex, Fabrice Leggeri, che nella primavera scorsa lanciò l’allarme circa un aumento degli approdi verso l’Italia contestuale alla fine delle restrizioni. Previsione azzeccata. E siccome l’immigrazione è un tema ampio, infuria anche lo scontro sullo ius soli, dopo le parole della titolare del Viminale che si è detta favorevole alla riforma della cittadinanza in questa direzione. “Non è una priorità”, dice il leader della Lega Matteo Salvini.

“Per Fratelli d'Italia non esiste alcun margine di trattativa su questa proposta insensata e puramente ideologica”, sostiene Giorgia Meloni. E ancora da Fdi il Senatore Claudio Barbaro, che è anche presidente dell’ASI, boccia lo ius soli sportivo: “ non vorremmo che, sfruttare l'abbrivio dei nostri velocisti per proporre sulle ali dell'entusiasmo uno ius soli sportivo, in corsia preferenziale rispetto a un percorso di legge ancora in itinere, sia un modo per garantire alle nostre federazioni una strada più semplice per imbottire di potenziali atleti vincenti le nostre fila". Dal Pd, Enrico Letta insiste, lanciando un appello a tutti i partiti:_ “a settembre si apra immediatamente un tavolo in Parlamento per discutere di una nuova legge sulla cittadinanza. Credo che possa essere fatto tutti insieme". Come se l’agenda della ripresa non fosse già abbastanza complicata.

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