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Guerra sul green pass, scatta la corsa dei docenti No-vax al certificato medico

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È guerra aperta nella scuola sul green pass. Il decreto varato giovedì 5 agosto dal governo prevede la sospensione dello stipendio e ogni altro emolumento dal sesto giorno di assenza per i docenti e il personale scolastico che non presentano il certificato verde obbligatorio che, come è noto, attesta la vaccinazione con una dose, la guarigione o un tampone negativo nelle 48 ore precedenti.

Ecco, a quanto pare quella del test non l'unica scappatoia, peraltro particolarmente onerosa visti i prezzi dei tamponi, 15 euro per tutti i maggiorenni in base agli "sconti" decisi dal governo e dal generale Figliuolo. 

 

Per evitare la vaccinazione anti-Covid si dovrà esibire n certificato medico che possa attestare che maestri, professori, bidelli e via dicendo sono soggetti a rischio. "Nel mondo no vax è partita la corsa al dottore dal certificato facile", scrive Repubblica. Insomma, a quanto pare l'obbligo (mascherato) di certificato arriva quando quasi il 90 per cento dei prof e dei bidelli è vaccinato, come ha detto il ministro dell'Istruzione Bianchi. E ora i "ribelli" vanno a caccia del modo per aggirare quella che vedono come un'imposizione inaccettabile. 

 

Poi c'è il caso dei controlli. Il responsabile per le verifiche del green pass di insegnanti e dipendenti amministrativi è il preside, o dirigente scolastico, che potrà delegare un'altro insegnante. Chi non porterà il pass potrà essere multato con un'ammenda tra 400 e 3.000 euro, stessa sanzione prevista anche per i dirigenti che non controllano. In caso di mancanza ripetuta, la sanzione raddoppia e arriva fino a 6mila euro, riporta Repubblica. 

 

I sindacati intanto vanno all'attacco: la guerra del governo ai pochi docenti no-vax o boh-vax serve a distrarre dal grande problema irrisolto della scuola, ovvero l'inadeguatezza delle infrastrutture, il sovraffollamento nelle classi pollaio e le carenze strutturali della scuola italiana. 

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