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"È un coming out forzato". Anche i trans contro il green pass: viola la privacy

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Tra le varie criticità nell'introduzione del green pass - obbligatorio, ricordiamo, da venerdì 6 agosto per accedere in locali al chiuso, palestre e piscine, eventi anche all'aperto e altro ancora - c'è quella della privacy e dei controlli. Già, perché i gestori dei luoghi a rischio assembramento secondo il nuovo decreto del governo devono verificare la validità del certificato verde che attesta la vaccinazione (o il tampone negativo) con l'apposita app, e chiedere anche il documento di riconoscimento per accertare che il nome legato al pass sia lo stesso di chi lo ha presentato.   

 

Una forzatura che molti sono disposti a tollerare pur di non rinchiudersi di nuovo in casa. Ma le proteste si moltiplicano. L'ultima arriva daalla galassia arcobaleno delle associazioni per i diritti delle persone LGBTQ+. 

 "Convint* (scrivono proprio così, per evitare forzature di genere... ndr)  di quanto sia importante rispettare le norme e utilizzare gli strumenti previsti, abbiamo scaricato l`app per la verifica dei certificati verdi (Green Pass) e constatato i suoi elementi di criticità, e non a causa di un`eventuale resistenza nel sottoporsi alla vaccinazione per il Covid19, che è strumento fondamentale nella lotta alla pandemia. Sono critici invece alcuni aspetti che riguardano l`identificazione e la privacy. L`App di verifica della validità del certificato (Verifica 19) infatti, rende visibile il nome e il cognome della persona a chiunque scannerizzi il suo codice. Questo costringerà le persone trans che non hanno avuto accesso alla rettifica dei dati anagrafici a continue richieste di identificazione", scrive Gay Center in una nota.

 

D'accordo, qual è il problema? Ma è chiaro, sono i "dati incongruenti rispetto all`aspetto fisico e all`identità, che potranno esporli ad atti discriminatori e bullismo oltre che alla sofferenza di un coming out forzato e irrispettoso della privacy. L`effetto di questa situazione sarà aumentare l`isolamento e l`esclusione delle persone trans e con varianza di genere, che dovranno scegliere se privarsi della loro privacy e della sicurezza che ne deriva o di servizi essenziali per la salute o la socialità".

 

Problemi gravi anche per particolari situazioni. "Pensiamo poi ai servizi erogati a persone per cui è un diritto mantenere la privacy sul proprio stato di salute, come le persone sieropositive: saranno molte le persone che rinunceranno ai servizi di testing delle infezioni sessualmente trasmissibili perché non sarà possibile farlo in anonimato. Questo in difformità rispetto alla legge 135 del 1990 che sancisce l`obbligo del consenso al trattamento dei dati e la garanzia di riservatezza", continua Gay Center. 

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