Omnibus, “terza dose scontata”. Al Partito Democratico non basta il green pass: siamo per l'obbligo vaccinale
A Francesco Boccia non bastano le misure adottate dal governo in materia di gestione del Covid, bisognerebbe rendere il vaccino obbligatorio per tutti. L’ex ministro del Governo Conte-bis è stato ospite in collegamento di Omnibus, programma di La7 condotto da Andrea Pennacchioli, che nella puntata del 6 agosto ha approfondito il tema del vaccino e della pandemia: “Sulla terza dose, e lo dico senza avere la verità in tasca, mi sembra che sia scontata. Il percorso che ci porterà ad uscire da questa condizione - evidenzia Boccia - passa attraverso la vaccinazione di massa e il contenimento graduale e progressivo delle varie forme di contagio. Il Partito Democratico è ed è sempre stato per l'obbligo vaccinale, il Green pass è una tappa di questo percorso. Non si obbliga, ma si consiglia caldamente, è evidente che nei luoghi chiusi e in quelli in cui c’è più rischio di contaminazione o più rapporti fisici è bene essere protetti. A differenza dell’anno scorso il vaccino c’è ovunque, si può fare in pochi giorni. Abbiamo più contagi d’estate rispetto al 2020, l’anno scorso eravamo a contagi zero in diverse regioni, per questo non possiamo perdere tempo. Seguiamo le indicazioni del governo. Vorremmo - ribadisce il dem - il vaccino obbligatorio a tutti e ovunque. Dobbiamo arrivare al 90% di cittadini vaccinati, siamo al 62-63% attualmente”.
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Resta un’incognita la gestione delle Regioni su scuola e sanità, con il rischio che da settembre ci siano differenze evidenti tra i vari territori: “Con l’obbligo vaccinale non ci sarebbe nessuna macchia di leopardo sulle decisioni per la scuola. I modelli organizzativi cambiano inevitabilmente da territorio a territorio. Una cosa è costruire la strategia nazionale, un’altra entrare nelle corsie territoriali. Se c’è una cosa che ci ha insegnato la pandemia è che i vincoli di bilancio vanno ripensati. Sia per la sanità che per la scuola. Serve - conclude Boccia - il rafforzamento territoriale della sanità italiana. Ma ci penseremo al termine della pandemia”.