Via il segreto di Stato su Gladio e Loggia P2. La mossa di Draghi nel giorno della strage di Bologna
La data scelta è quella del 2 agosto, la data che coincide con il 41esimo anniversario della strage di Bologna. Una coincidenza significativa. Il premier Mario Draghi infatti, ha firmato oggi una direttiva che dispone la declassifica e il versamento anticipato all’Archivio centrale dello Stato della documentazione concernente l’organizzazione Gladio e la Loggia massonica P2.
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Insomma, via il segreto su due casi che rappresentano due pezzi della storia d'Italia su cui non tutto è stato detto. L'iniziativa che va a ampliare quanto già stabilito con una precedente Direttiva del 2014, che ha desecretato la documentazione relativa agli eventi stragisti di Piazza Fontana a Milano (1969), di Gioia Tauro (1970), di Peteano (1972), della Questura di Milano (1973), di Piazza della Loggia a Brescia (1974), dell’Italicus (1974), di Ustica (1980), della Stazione di Bologna (1980), del Rapido 904 (1984) conservata negli archivi degli Organismi di intelligence e delle Amministrazioni centrali dello Stato.
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È significativo che il presidente del Consiglio abbia scelto di firmare la direttiva proprio oggi e di aver reso pubblica la sua decisione, in concomitanza del 41mo anniversario dell’attentato alla stazione di Bologna, del 2 agosto 1980. La nota di palazzo Chigi rimarca infatti che "con questa nuova Direttiva il presidente Draghi ha ritenuto doveroso dare ulteriore impulso alle attività di desecretazione. L’iniziativa adottata potrà rivelarsi utile ai fini della ricostruzione di vicende drammatiche che hanno caratterizzato la recente storia del nostro Paese".
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Il caso Gladio riguarda l'organizzazione paramilitare appartenente alla rete internazionale Stay-behind promossa dalla Cia per contrastare una possibile invasione nell'Europa occidentale dell'Unione Sovietica e dei Paesi comunisti, aderenti al Patto di Varsavia. La Loggia P2 (da Propaganda due) è l'organizzazione massonica ricostituita alla fine della seconda guerra mondiale e balzata agli onori delle cronache con la guida di Licio Gelli e il suo "piano di rinascita democratica" per destabilizzare l'ordinamento nazionale.