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"L'atletica è piena di dopati", dal Washington Post l'affondo choc su Marcell Jacobs

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Dopo lo stupore iniziale arrivano gli attacchi, neanche troppo velati, contro l'uomo più veloce del mondo, Marcell Jacobs. Dalla stampa Usa arrivano le allusioni più pesanti, quelle legate al doping e allo sport che è pieno di imbroglioni. Il trionfo azzurro  sui 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo ha mandato in tilt gli stessi avversari di Jacobs, come l'americano Fred Kerley che "vedeva" l'oro dopo la falsa partenza del britannico e si è dovuto accontentare dell'argento. "Non l'ho mai visto prima, non ho idea di chi sia", ha detto a fine gara guardando l'azzurro che festeggiava. 

 

A sorprendere è l'attacco del Washington Post che definisce Jacobs "l’italiano nato in Texas, dalle spalle larghe e dalla testa rasata, che ha scioccato il mondo". Il quotidiano Usa mette in dubbio la genuinità della vittoria di Jacobs e, senza mai nominarlo esplicitamente, evoca il fantasma del doping. "Non è colpa di Jacobs se la storia dell’atletica fa sospettare dei miglioramenti improvvisi e immensi. Gli annali dello sport sono disseminati di campioni a sorpresa che poi si sono rivelati dei truffatori".

 

"Sarebbe ingiusto accusare Jacobs", è la giravolta retorica scelta dal quotidiano, "ma sarebbe sbagliato non riconoscere il contesto della sua impresa. Jacobs merita il beneficio del dubbio, ma il suo sport no".

A beneficio della propria tesi, altrimenti non supportata da alcun elemento concreto, il Washington Post ricorda che il 26enne neo campione olimpico "fino alla scorsa primavera si era esibito alla periferia dell’élite dello sprint" e che il suo "tempo di 9,84 secondi è di 0,1 secondi più veloce di quanto avesse mai corso prima delle Olimpiadi, un incredibile margine di miglioramento".

 

Infine, il Post si lancia in un’affermazione di colore, ricordando anche l’oro azzurro nel salto in alto: "In Italia, l’immagine di Jacobs e Tamberi avvolti insieme nella bandiera italiana vivrà per sempre".  Anche Kerley se la ricorderà. 

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