Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Guerra in famiglia per adottare Eitan. Causa per l'affidamento del bambino sopravvissuto alla strage

Francesca Mariani
  • a
  • a
  • a

«Guerra in famiglia» per l’affidamento di Eitan Biran. Il bambino di 5 anni è l’unico sopravvissuto alla strage della funivia del Mottarone, in cui sono morti la mamma, il papà, il fratellino e i bisnonni (insieme ad altri turisti, per un totale di 14 vittime). Ricoverato a lungo in ospedale, è stato poi trasferito a Pavia dalla sorella del papà, che si chiama Aya, vive in Italia e ha una famiglia con bambini (i cuginetti) più o meno della stessa età. La zia Aya ha avviato le procedure per chiedere l'affido di Eitan. Ma da Israele è arrivato, con la scorta, il nonno materno che lo «rivendica». Non c'è stata un’intesa tra i parenti-contendenti, e quindi è partita a Pavia la causa (che si discuterà a settembre) per avere l’affidamento di Eitan: zia paterna contro nonno materno. Il bambino è seguito su decisione del tribunale dei minori di Torino da medici e psicologi professionisti, cui è stato affidato all'indomani dell'incidente. Questi ultimi hanno provato a chiedergli con chi vorrebbe stare, tra la zia e i nonni. La sua risposta, ingenua e disarmante, ha lasciato tutti senza parole: «Voglio stare con mamma e papà».

 

 

Intanto, in questi giorni sono al centro del dibattito del Consiglio superiore della magistratura due aspetti correlati a questo procedimento giudiziario. «La revoca della assegnazione al gip Banci Bonamici rappresenta un grave vulnus all’organizzazione dell’ufficio idonea ad incidere sull’andamento del processo, dal momento che erano stati già adottati provvedimenti sulla libertà personale». È la posizione sostenuta in plenum dai togati del Csm Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, nell’ambito del dibattito sulla delibera della Settima Commissione relativa al decreto dell’ufficio giudiziario di Verbania sul cambio di gip competente sul fascicolo di indagine.

 

 

La revoca, ricordano i due togati, «è intervenuta dopo che erano stati scarcerati tre indagati e dopo che la stampa esercitava enormi pressioni esterne; ed è intervenuta quando era già pronto il provvedimento che decideva sulla richiesta di incidente probatorio che non potè essere depositato. Deboli appaiono gli argomenti del presidente del tribunale, molto convincenti quelli della dottoressa Banci Bonamici, che risulta avere operato con correttezza e senso di responsabilità e a lei dovrebbe andare il sostegno dell’organo di autogoverno». Invece, a proposito della riforma della Giustizia, Giuseppe Marra, togato di Autonomia&Indipendenza al Csm, ha messo in evidenza come «alcuni procedimenti come quello sul crollo del Ponte Morandi o sulla tragedia della funivia del Mottarone potrebbero cadere nell’improcedibilità».

 

Dai blog