Lo studio che gela tutti sul Covid: il vaccino è un flop nel prevenire l'infezione della variante Delta
Le prime inoculazioni dei vaccini contro il Covid sono partite già dalla fine dello scorso anno e ora a praticamente otto mesi di distanza dalle prime iniezioni arrivano i risultati dell’efficacia dei prodotti delle case farmaceutiche contro il virus. In particolare i dati di un nuovo studio arrivano da Israele: giovedì 22 luglio il ministero della salute israeliano ha svelato i dati che evidenziano che il vaccino di Pfizer e BioNtech proteggerebbe solo il 39% dall'infezione, pur rimanendo molto efficace nel prevenire i ricoveri e quindi la malattia grave. Tale numero evidenzia il fatto che più di una persona su due, anche se vaccinata con ciclo completo, rischia di diventare un potenziale diffusore del virus, con i non vaccinati che sono sicuramente più a rischio e con minore protezione.
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Molti scienziati, afferma Le Monde, ritengono che sia ancora un po' presto per trarre conclusioni definitive da tali analisi “Lo studio, che è stata effettuata tra il 20 giugno e il 17 luglio, copre pochi casi, ma mano a mano stiamo avendo delle conferme” le parole di Cyrille Cohen, immunologo dell'Università Bar-Ilan di Tel Aviv, che sottolinea come in Israele sono stati rilevati circa 300 casi positivi il 20 giugno e circa 6.000 il 17 luglio, su una popolazione totale di 9 milioni. Effetto della diffusione della variante Delta del virus nel paese medio-orientale.
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Un altro studio israeliano pubblicato il 5 maggio aveva mostrato che il vaccino Pfizer è in grado di fornire oltre il 95% di protezione contro l'infezione (sintomatica e asintomatica) e uno studio britannico pubblicato il 20 maggio ha confermato che questa efficacia è leggermente diminuita contro la variante Delta, ma è rimasta elevata, all'88%, contro l'infezione sintomatica. La mutazione arrivata dall’India ha però abbassato i dati di Israele, che ora resta alla finestra e viene guardata da tutto il mondo con attenzione.
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