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In Onda, “italiani come formiche sul vaccino”. Matteo Bassetti predica cautela: no al liberi tutti

L’evoluzione della pandemia di Covid è al centro della puntata del 30 luglio di In Onda, programma di La7 condotto da David Parenzo e Concita De Gregorio. Ormai ospite quasi fisso della trasmissione è Matteo Bassetti, infettivologo di Genova, che invita tutti a mantenere i piedi per terra nell’affrontare quest’impennata di contagi dovuti alla variante Delta: “Abbiamo i contagi che continuano a crescere in maniera abbastanza rapida e veloce, se avessimo avuto lo stesso numero di contagi un anno fa senza la vaccinazione non avremmo di certo avuto soltanto pochi ricoveri nuovi in terapia intensiva. Rimane scoperta una parte sostanziale di giovani e siamo davanti ad un fenomeno completamente diverso rispetto a quello che avevamo visto fino a tre mesi, poiché ora l’età media dei ricoveri è di 49 anni, prima era superiore ai 65 anni. Quella è la categoria di soggetti colpita da questo virus, io non credo che siamo in una fase di emergenza, siamo in una fase di una nuova ondata di contagi che non sta portando ancora, fortunatamente, ad un’ondata di ricoveri”. 

 

 

“Dovremmo guardare - spiega Bassetti - all’Inghilterra, quello che sta succedendo da noi oggi è successo agli inglesi tre mesi fa. Speriamo che anche da noi succeda la stessa cosa. Ma serve cautela, il liberi tutti, come qualcuno sta portando in giro, non va bene. Dobbiamo fare le formiche, ovvero andare a vaccinarsi. C’è ancora troppa gente che non vuole andare a vaccinarsi e fare la cicala e chi fa la cicala - sottolinea il medico - sbaglia. Sia che sia un cittadino, sia che sia un esponente politico”.

 

 

Poi si passa ad un’analisi su un’eventuale terza dose di vaccino per contrastare la variante: “Io credo che - evidenzia Bassetti - abbiamo iniziato troppo presto nel nostro Paese a parlare di terza dose. Ad oggi non abbiamo un singolo dato scientifico che chi ha fatto due dosi non abbia una risposta che va oltre i sei mesi. Ragioniamo su un anno di protezione. Se vogliamo ragionare su quel 5% di non risponder, cioè coloro che non rispondono alla vaccinazione o alcune categorie di soggetti come gli immunodepressi e le persone molte anziane, allora questo è un gruppo di soggetti che forse potranno beneficiare della terza dose. Ma oggi c’è una fetta consistente di italiani che non hanno fatto neanche la prima dose. Non sappiamo neanche che cosa succede con la seconda, è una fuga in avanti, io eviterei, sennò confondiamo le persone. C’è un 30% di italiani senza dosi ricevute, se prima di fare la prima iniezione gli si dice che deve fare una terza dose… Servono - conclude l’esperto di malattie infettive - maggiori dati scientifici”.