Convincere gli scettici per "prosciugare" i no-vax. No a segregazione e sanzioni economiche
Nonostante le polemiche generate dal Green pass, possiamo sottolineare con giubilo un risultato ascrivibile alla sua adozione: l’aumento esponenziale delle prenotazioni con regioni che hanno registrato un incremento del 200%. Dunque, l’effetto positivo sulle somministrazioni conferma la validità della misura del certificato verde che ha esortato parte della popolazione, ancora sguarnita dello scudo immunizzante, a provvedere per non essere esclusa dalle relazioni sociali. Il boom delle prenotazioni è un fenomeno che si è manifestato sotto la pressione della "minaccia" di essere interdetti dalla fruizione degli spazi collettivi. Tuttavia, l’incremento delle vaccinazioni conforta perché dall’osservazione dell’andamento epidemiologico, con un Rt (tasso di contagio) in ascesa a 1,26 punti, emerge un quadro critico che è attenuabile solo attraverso il benefico siero. Se l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva si attesta a valori liminari lo si deve al successo della campagna vaccinale che ha attutito l’impatto patologico del virus, adempiendo alla sua funzione profilattica.
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In prospettiva per neutralizzare la versione mutante dell’agente patogeno occorre non deflettere dall’impegno della vaccinazione di massa. Rispetto all’obiettivo comune di debellare il virus, la dicotomia ideologica tra no-vax e pro-vax non aiuta. Soprattutto se la disputa viene dopata dal riferimento al valore supremo della libertà, che senza una sua contestualizzazione diviene pura astrazione. Con i talebani che negano l’esistenza del Covid non ci può essere confronto perché con la faziosità dell’irrealtà diventa sterile qualsiasi tentativo di integrazione nel mondo reale. Agli esponenti della fiction virale non dobbiamo concedere alcun alibi costruito sulla narrazione della libertà violata attraverso il Green pass. Occorre persuadere gli incerti raggiungendo quell’immunità di massa che ostacola, fino a sopprimere, la circolazione del virus.
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Affidarsi alla razionalità, per dimostrare la validità delle vaccinazioni al contrasto epidemico, è il miglior antidoto per smascherare i ministri del culto negazionista. Convincere gli scettici con la forza delle argomentazioni è l’unico modo per prosciugare il campo dei no-vax, evitando però di trasformarli in martiri del dispotismo sanitario con la conseguenza di favorirne il proselitismo. Nessuna forma di apartheid o sanzione economica, come suggeriti dai sempre più prolissi televirologi alla Roberto Burioni e alla Ilaria Capua, ma interventi di persuasione per il reclutamento spontaneo nel reparto dei vaccinisti.
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