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Olimpiadi, la gaffe del Cio è clamorosa: sbaglia il latino sul motto di Tokyo2020

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Le Olimpiadi di Tokyo 2020 inizieranno domani, ma c’è già una grossa gaffe nel motto olimpico. A segnalare e scovare l’errore clamoroso è LabParlamento, che evidenzia come dopo 127 anni il Comitato Olimpico Internazionale abbia deciso di aggiungere il termine “insieme” al noto “Citius, Altius, Fortius”. L’intenzione del Cio è di mettere in luce l’aspetto solidaristico dei Giochi olimpici nell’anno della pandemia, ma probabilmente bisogna sentire un esperto di latino prima di scrivere sul sito ufficiale che “The motto in Latin would be ‘Citius, Altius, Fortius – Communiter’”. Con ‘communiter’ che ha preso il posto dell’iniziale ‘communis’. Ma la sostanza non cambia.

 

 

A spiegare l’errore è Mario De Nonno, professore ordinario di Letteratura Latina all’Università Roma Tre, prorettore alla ricerca dell’Università e presidente pro tempore della Consulta Universitaria degli Studi Latini: “È una roba abbastanza assurda. Mentre citius, altius e fortius sono tre avverbi al comparativo e vogliono dire più veloce, più in alto, più forte, communis è un nominativo maschile e femminile che non lega in alcun modo. Un ascoltatore latino si chiederebbe ma ‘communis chi?’, perché questo termine deve essere riferito ad una persona. Anche Communiter non è il massimo. Vuol dire comunemente, potrebbe andar bene morfologicamente, ma dal punto di vista semantico non è appropriato”.

“Se si voleva tradurre l’inglese together - spiega il professore - c’era il termine latino ‘simul’ certamente più adatto o, forse anche meglio, ‘una’ che si rifà alla radice di unitario. Questo è un errore che lascia senza parole. È come scambiare in inglese his ed her in riferimento ad un uomo e una donna. Stiamo parlando di un vero e proprio errore di semantica. Una sarebbe andato benissimo. Communis ha a che fare con il mettere in comune qualcosa, comunicare, diffondere, ma il concetto dell’agire insieme non è propriamente contenuto nel significato semantico di communis né di communiter. Ci troviamo di fronte al classico uso ideologico di una formula che andava benissimo com’era. Per carità, voler introdurre il concetto solidaristico è cosa apprezzabile, anche se un po’ contraddice al principio della competitività sportiva, ma in ogni caso il termine communis o communiter non ha la semantica della solidarietà ma quella della condivisione. Per identificare lo stare insieme bisognava - conclude De Nonno - scegliere un avverbio come Una, forse meno immediato come radice ma sicuramente più corretto”.

 

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