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"Matteo Salvini e Giorgia Meloni bastardi". Roberto Saviano a rischio processo per la diffamazione in tv

Valeria Di Corrado
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Roberto Saviano aveva lasciato «il sontuoso attico di Nuova York e le titillevoli aragoste» (per citare il saggista Diego Fusaro), per partecipare lo scorso dicembre alla trasmissione "Piazza Pulita". Dal salotto tv di La7 aveva definito «bastardi» Matteo Salvini e Giorgia Meloni per la loro opposizione alla politica dei «porti aperti». La leader di Fratelli d’Italia ha mantenuto la parola e lo ha querelato. «Sono stufa di assistere a questo disgustoso sciacallaggio da parte di Saviano. Per voi è normale che a questo odiatore seriale sia consentito diffamare (senza contraddittorio) chi non è in studio?», aveva scritto su Twitter la Meloni.

 

 

 

Ora la Procura di Roma, nella persona del pm Pietro Pollidori, ha chiuso le indagini su Saviano contestandogli il reato di diffamazione aggravata. Lo scrittore campano rischia quindi di finire a processo. A proposito di Youssuf, il bambino guineano di 6 mesi affogato l’11 novembre durante la traversata del Mediterraneo, Saviano aveva detto: «Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong: "taxi del mare", "crociere"... ma viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così? È legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza». Lo stesso discorso si potrebbe fare a Saviano: è legittimo avere un’opinione politica, ma senza insultare o diffamare chi la pensa diversamente.

 

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