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Agorà, "ad agosto oltre 30mila casi al giorno". Dal Cts l'ennesima profezia catastrofista sul Covid

Giada Oricchio
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La variante Delta del Covid-19 infiamma l’estate. Ricoveri e tasso di positività sono in netta crescita in quattro regioni italiane: Sicilia, Campania, Marche e Abruzzo potrebbero passare dalla zona bianca a quella gialla. In questa situazione, Sergio Abrignani, immunologo dell’Università di Milano e membro del Cts, in collegamento con Agorà Rai, martedì 13 luglio, fa il punto della situazione dopo i festeggiamenti in piazza per la vittoria dell’Italia agli Europei di calcio: “I casi di Covid-19 cresceranno e a fine agosto in Italia potrebbero essere oltre 30mila al giorno, cioè quanti oggi in Gran Bretagna. Per adesso l’impatto dei casi gravi non sembrano tanti. Nessuno sa ancora quanto incideranno quegli assembramenti, certamente sono stati comportamenti a rischio. Speriamo che succeda come per i festeggiamenti a Napoli per la Coppa Italia e a Milano per lo scudetto dell’Inter. Temevamo aumenti esponenziali e non ci furono, speriamo che sia così anche questa volta anche se abbiamo paura perché la variante Delta è molto più contagiosa di quella inglese”.

 

 

In collegamento con il programma di Rai3, il professor Abrignani fa anche una previsione: “Al massimo tra 4-5 giorni capiremo se gli italiani hanno rischiato troppo, basterà osservare i picchi nelle infezioni di diverse città. E può succedere, visto che si trattava di tanti giovani, cioè persone appartenenti alle categorie meno vaccinate”. La mutazione indiana Delta del Covid si è già presentata nel Regno Unito, in Spagna e in Portogallo e presto sarà dominante in Italia, ma l’immunologo sottolinea: “In questa situazione non piacevole, ci fa star bene vedere che, dove il tasso di vaccinazione è ampio, si è protetti dalle forme gravi. Invece di morire una persona infettata ogni 50, infatti, a perdere la vita è una su mille. In Gran Bretagna hanno declassato la malattia a un’influenza e il 19 luglio apriranno tutto. Non so se sia il caso di seguirli su questo, certo per un’influenza non si è mai chiuso un paese. Noi però abbiamo il vantaggio di osservare cosa accadrà nel Regno Unito e vedremo se la loro scelta è stata giusta o no dal punto di vista epidemiologico e ospedaliero”. Il membro del CTS non si è sbilanciato sul ritorno di eventuali misure restrittive davanti a un aumento dei contagi.

 

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