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Covid, i virologi continuano a bocciare tutto e non vanno in vacanza. E ci rovinano anche Italia-Inghilterra

Pietro De Leo
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Il virologismo non va in vacanza. Dicesi virologismo quell’alito di paura perennemente soffiato da parte del mondo scientifico sul collo di una società che cerca, con fatica e stentato sollievo, di riprendersi la propria vita. E allora ecco lì, l’ammonimento, la censura su ogni slancio di movimento collettivo, ovviamente ora proiettato sul calcio e le fisiologiche esultanze per ogni vittoria dell’Italia. Le bacchette del moralismo sanitario continuano a percuotersi sulle nocche di ogni minimo slancio di felicità. «Vero che queste partite stanno rappresentando qualcosa di fortemente simbolico – dice a LaPresse Fabrizio Pregliasco - ma ci sarà una velocizzazione della presenza e della prevalenza della variante Delta in Italia e in Europa». E ancora: «Gli assembramenti in piazza sono comunque un rischio oggettivo». Ancora Pregliasco, l’altroieri all’Ansa: «La movimentazione di tifosi da un Paese all’altro, soprattutto nel momento in cui in uno dei due c’è un’alta circolazione di una variante molto contagiosa come la variante Delta, è preoccupante. Ma ancor di più lo sono i tanti maxischermi in bar, locali e abitazioni private, dove le persone si riuniranno per vedere la finale degli Europei». E se il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli invita a festeggiare «mantenendo un po’ di distanziamento e indossando la mascherina», non poteva mancare in questa antologia Massimo Galli, ai tempi delle restrizioni annoverato nella schiera dei «chiusuristi». Dice, a RaiNews24.it: «L’idea di mettere cinquanta o sessantamila persone a Wembley sia stasera (alla semifinale di martedì ndr.) sia alla finale, non mi sembra un’idea brillante».

 

 

E siccome il virologismo è senz’altro anche da esportazione, non contento di aver sollevato strali, negli scorsi mesi, su tutto ciò che si fosse discostato dalla zona rossa, ecco che il siluro va a Boris Johnson: «Secondo me non ha la situazione completamente sotto controllo».
Sempre sulle riaperture inglesi, parlando all’AdnKronos, si pronuncia Francesco Menichetti, primario di malattie infettive all’ospedale di Pisa. «Quella di Johnson - argomenta - mi pare che sia una scelta politica non del tutto sostenuta o sostenibile dal punto di vista tecnico-scientifico. Una scelta un po’ contraddittoria e potenzialmente azzardata. Mi auguro e spero, con l’ottimismo della volontà, che gli vada tutto bene. Però il ragionamento mi porta a ritenere che si potrebbero procurare qualche guaio ulteriore».

 

 

E ovviamente si aggiunge alla compagnia anche Andrea Crisanti. In un’intervista a La Stampa, qualche giorno fa, ha affermato: «Non siamo sulla buona strada per l’uscita dalla pandemia, anzi continuando così stiamo creando il terreno per una nuova variante del tutto resistente ai vaccini». L’Italia, ha osservato, «non contrasta il contagio per decisioni politiche che rifiuto di commentare». Peraltro «come l’anno scorso del resto, sottovalutando i rischi per l’autunno. L’Italia era e rimane in una condizione di vulnerabilità». Insomma non c’è vaccino che risulti efficace al virologismo. Ma almeno, senza mascherina, si sbadiglia più comodi. 
 

 

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