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Troppi cinghiali, l'invasione è un pericolo. Causano incidenti, rovinano i campi e c'è il rischio peste

Filippo Caleri
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Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto proliferano, con un aumento del 15%, i cinghiali che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia. È quanto emerso dalla stima di Coldiretti in occasione della protesta di agricoltori, cittadini e istituzioni in tutta Italia a partire da piazza Montecitorio a Roma con mobilitazioni nelle principali città, da Milano a Napoli, da Torino a Bologna, da Palermo a Cagliari, da Bari a Bologna e in tutti i capoluoghi di Regione.  I branchi - ha sottolineato la Coldiretti - si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi dove giocano i bambini, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali (un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti è il tragico bilancio nell’anno dell’emergenza Covid) e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone. In Italia dopo il lockdown per l’emergenza Covid i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari con gli animali selvatici nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute.

 

 

C’è chi si è ritrovato un cinghiale in piscina, chi li ha incrociati in mare e anche chi - ha evidenziato l’associazione - li ha fotografati mentre si godono la siesta su un materasso abbandonato accanto ai bidoni della spazzatura. La situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 200 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale. Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa). L’azione dunque secondo il Piano - ha precisato la Coldiretti - deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

La Coldiretti ha chiesto che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché: gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza; l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale; gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale; il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio; le carni degli animali vengano destinate alla beneficienza nel rispetto di standard di sicurezza o vengano valorizzati a sostegno dell’economia locale; che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al Prefetto in quanto «competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza. Alla manifestazione ha partecipato anche il leader della Lega, Matteo Salvini che ha detto: «L’invasione di cinghiali non è un fenomeno naturale, perché la natura prevede si tutelino gli equilibri. Noi cerchiamo di tradurre, in maniera furba, con un emendamento, un odg, insomma un qualche modo o altra via per dare una soluzione, fronteggiare il problema».

 

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