Denise Pipitone, "hanno fatto una boiata". La furia di Nuzzi, perché l'intercettazione non si trova
Il caso di Denise Pipitone continua a tenere banco a “Quarto Grado”. Il programma dedicato ai casi di cronaca nera e i gialli avvolti nel mistero, torna a parlare della scomparsa della bambina di Mazara Del Vallo 17 anni fa. In onda, su Rete 4, un documento che riprende alcuni stralci dei processi avvenuti negli anni successivi al rapimento di Denise.
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Tante le incongruenze tra segnalazioni, poi smentite, testimonianze e indagini. Proprio queste ultime fanno adirare il conduttore, Gianluigi Nuzzi che al ritorno in studio commenta così: “Hanno fatto una boiata”. Nel servizio lanciato poco prima, si ascoltano le voci dell’avvocato Giacomo Frazzita intento a interrogare uno dei principali inquirenti incaricato di registrare le intercettazioni. Nella fattispecie si parla delle conversazioni riprese dalla cimice del motorino di Jessica Pulizzi, nell’audio si sente: “Vai a prendere Denise”, “Ma dove la devo portare?”, “Fuori”. Poi Jessica e Alice Pulizzi salgono a casa.
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In aula, le parole della persona che avrebbe pronunciato il nome della bambina diventano argomento di dibattito. A processo viene sentito anche l’ispettore della squadra mobile, allora responsabile della sala intercettazioni. L’avvocato Frazzita chiede all’inquirente specifiche sulla conversazione avvenuta successivamente a quella registrata dalla cimice sul motorino. “Io ho detto che non è stata registrata – risponde l’ispettore- io ho detto quello che so io. Non esiste un documento cartaceo che attesta la conversazione tra Jessica e Alice”.
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Stando a quanto dice l’ispettore, gli inquirenti avrebbero ascoltato il dialogo tra le due sorelle ma non lo avrebbero registrato né tantomeno trascritto perché “parlavano di argomenti futili”. Al rientro in studio Nuzzi si dice “abbastanza allibito”.
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Poi rincara la dose: “questa è una boiata che è stata fatta se è veramente così. Bisogna dare alle cose i nomi che meritano. Io sono allibito. Quando facevo il cronista di giudiziaria mi ricordo che c'erano i brogliacci. Se c'era una telefonata il giorno x alle ore y ininfluente, perché gli inquirenti ritenevano che fosse ininfluente, veniva scritto. Ma lo stesso avvocato della difesa aveva tutto il diritto di prendere i nastri ascoltarseli e vedere se quello reputato 'ininfluente' era vero o meno. Registrando, viva Dio, le telefonate. Chi è che decide se una cosa importante o meno? Sono passati 17 anni e ancora non sappiamo dove è finita Denise”, conclude durissimo.