In Onda, Alessandro Sallusti a valanga contro i magistrati: “Impossibile indagare Draghi e Cartabia”
Il tema della giustizia riecheggia anche nello studio di “In Onda”, nella puntata di giovedì 8 luglio. Il programma di approfondimento politico di La 7, condotto da David Parenzo e Concita De Gregorio dedica ampio spazio alla riforma varata dal CdM nelle scorse ore. Una riforma spinta dal ministro della Giustizia, Marta Cartabia e dal premier Mario Draghi, arrivata lo stesso giorno in cui l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, viene assolto dalle accuse di corruzione nell'ambito di uno dei filoni dell'inchiesta “Mondo di Mezzo”. Ospite in collegamento, il direttore di Libero, Alessandro Sallusti chiamato a commentare le recenti vicende. “Oggi si è deciso chi comanda in questo Paese, o meglio chi è deputato a fare le riforme qualsiasi esse siano nel campo della magistratura – esordisce Sallusti-. Fino ad oggi sono stati i magistrati a decidere. Da oggi la politica riprende la palla in mano e dice che le riforme le decide lei. Mi pare un sano principio di democrazia. Tra l’altro in assoluto conforme a quello che sostiene la Costituzione”.
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Poi il direttore di Libero sottolinea la differenza tra questa legislatura e quelle precedenti: “In altri tempi e con altri governi a quest'ora avremmo già premier e ministro della Giustizia indagati da qualche procura italiana. Con Draghi e la Cartabia anche a volersi impegnare è abbastanza difficile, ricordiamo che i governi hanno fatto cadere 3-4 governi con i loro avvisi di garanzia. E quindi sono in grande difficoltà perché non possono usare quell'arma, si devono affidare al loro referente politico”. Infine, conclude durissimo: “Il problema non è politico. Il problema è che oggi Alemanno, ex sindaco di Roma e leader di un importante partito politico nazionale, è stato assolto dopo 7 anni di calvario giudiziario. Un calvario che lo ha distrutto politicamente, umanamente ed economicamente dalla famosa accusa di corruzione. Ecco, un paese civile non dovrebbe tenere ostaggio un leader politico e nessuno, ovviamente, per sette anni e poi scoprire che non ha fatto niente”.