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Ddl Zan, suor Alfieri le canta Fedez: "Studia". Il rapper umiliato

Leonardo Ventura
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Nessuna ingerenza, nessuno stop al disegno di legge Zan in arrivo da Oltretevere. Il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin, attraverso un'intervista a Vatican news, interviene per delimitare il perimetro dell'intervento della Santa Sede e provare a riprendere il dialogo. «Non è stato in alcun modo chiesto di bloccare la legge. Siamo contro qualsiasi atteggiamento o gesto di intolleranza o di odio verso le persone a motivo del loro orientamento sessuale, come pure della loro appartenenza etnica o del loro credo», precisa. La «preoccupazione» del Vaticano riguarda piuttosto, spiega, «i problemi interpretativi» che potrebbero sorgere con l'approvazione di un testo che per il segretario di Stato ha «contenuti vaghi e incerti» e «finirebbe per spostare al momento giudiziario la definizione di ciò che è reato e ciò che non lo è. Senza però dare al giudice i parametri necessari per distinguere».

Il concetto di discriminazione, è l'accusa, «resta di contenuto troppo vago» e questo fa si che diventi concreto il rischio di «mettere insieme le condotte più diverse e rendere pertanto punibile ogni possibile distinzione tra uomo e donna», con delle conseguenze «che possono rivelarsi paradossali e che a nostro avviso vanno evitate, finché si è in tempo». Parolin rifiuta però ogni accusa di ingerenza. «Lo Stato italiano è laico, non è uno Stato confessionale», dice riprendendo le parole pronunciate da Mario Draghi in Senato, concordando «pienamente» con il presidente del Consiglio «sulla laicità dello Stato e sulla sovranità del Parlamento italiano».

È per questo, spiega il numero due del Papa, che la Santa Sede ha scelto lo strumento della nota verbale, «che è il mezzo proprio del dialogo nelle relazioni internazionali», e che - soprattutto - è un testo «scritto e pensato per comunicare alcune preoccupazioni e non certo per essere pubblicato». Il Vaticano apprezza il richiamo fatto dal premier «al rispetto dei principi costitu zionali e agli impegni internazionali» e a quelli fa appello. «Pacta sunt servanda - ricorda - È su questo sfondo che con la Nota Verbale ci siamo limitati a richiamare il testo delle disposizioni principali dell'Accordo con lo Stato italiano, che potrebbero essere intaccate», ribadisce, mettendo in evidenza il rapporto «di leale collaborazione e oserei dire di amicizia» che ha caratterizzato e caratterizza le relazioni tra le due sponde del Tevere. Intanto non si placano le polemiche suscitate dalle dichiarazioni di Fedez sulle tasse che il Vaticano non pagherebbe allo Stato italiano. 

Suor Anna Monica Alfieri, legale rappresentante dell'Istituto di cultura e di lingue Marcelline, ha scritto una lettera aperta al rapper visionata da Adnkronos, che corregge Fedez per le tante «inesattezze» dette sul Vaticano invitandolo a documentarsi prima di parlare. La suora scrive: «In merito alla sua preoccupazione dei danari (una preoccupazione davvero di alto profilo morale e, soprattutto, coerente con il suo stile di vita, sempre così sobrio e morigerato), la informo che, in merito alla sua affermazione il Vaticano non paga le tasse immobiliari e l'Italia sta violando il Concordato", nel 2020, l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica ha pagato per imposte euro 5,95 milioni per Imu e 2,88 milioni per l'Ires. A queste vanno aggiunte le imposte pagate da Governatorato, Propaganda fide, Vicariato di Roma, Conferenza Episcopale italiana e singoli Enti religiosi. E tutto documentato, fino all'ultimo centesimo. E anche questo è un fatto. Detto questo, la libertà del singolo non può essere negata. Se vorrà rimanere sulle sue posizioni, ce ne faremo tutti una ragione. Certo ai giovani, ai quali Lei si rivolge, io suggerisco sempre di approfondire, di andare oltre la notizia.

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