Covid, per Massimo Galli e gli altri virologi è finito il tempo degli show in tv: sbugiardati dal Cts
A novembre se ne andrà la pandemia. E pure il professor Massimo Galli, per il quale suonerà l’ora della pensione. Me lo sono trovato di fronte ieri ad Agorà, su RaiTre, con uno sguardo così livoroso che sembrava volesse infettarmi il Covid con gli occhi. E per fortuna era solo collegato da fuori studio. Non era un momento facile neppure per la conduttrice, Luisella Costamagna, che a differenza di altri, è sempre corretta e imparziale. Almeno, questa è la mia opinione. È una giornalista che ha le sue idee, ma che sa che esistono anche quelle degli altri. E nel duello che ho ingaggiato con Galli – ma per esclusiva sua volontà, tutta politica e non certo scientifica – non mi aspettavo tanta partigianeria. Se sulla mascherine si discute, diventa una specie di crimine. “E’ stupido”, farlo. “E’ folle, è irresponsabile”, grosso modo questo il vocabolario a disposizione. Ma si può accettare la lapidazione di un popolo che da un anno e mezzo fa sacrifici, accetta e subisce restrizioni, si vaccina resistendo alle sirene novax?
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Dice che c’entra il popolo… c’entra, eccome se c’entra, perché la parola bavaglio riferita alla mascherina dà tanto fastidio al professore. E lui ci si attacca per giustificare un assalto violento – per fortuna linguistico – a chi chiede solo un perché, una motivazione, la spiegazione. Ovviamente, ce l’ha con Matteo Salvini che ha osato sdoganare la parola bavaglio. No, “è stupido” fare domande. “E’ stupido” chiedere libertà come avviene in tante parti del mondo all’aperto e come avverrà anche in Italia nonostante Galli. “Ai miei pazienti dico sempre…”. Ma che dice ai suoi pazienti, gli ho chiesto ovviamente provocandolo dopo tanti insulti immotivati, ingiusti, sbagliati, “che gli dice se sta sempre in televisione?”. E qui è sbroccato, il professor Galli, nel tipico atteggiamento di chi sa che sta per finire la stagione delle star della medicina. Dei confusionari che ci hanno detto tutto e il suo contrario. Mi ha fatto sorridere, l’infettivologo del Sacco di Milano, sparando una bordata patetica nei miei confronti: “Anche in pensione verranno i pazienti da me, chi ci andrà da Storace?”. In effetti faccio il giornalista, devo scrivere caro professore, e non devo fare ricevimento se non di qualche amico. Ma in quella frase c’è tutta l’arroganza di chi pensa di stare sopra tutto e tutti, senza rendersi conto che le domande le possono porre i cittadini persino a lui. Democrazia, non aristocrazia. Abbiamo passato un anno e mezzo a ricevere le “informazioni” più disparate e contradditorie tra loro, perché quei signori avevano la pretesa di pronunciare qualunque opinione, ma sempre in contrasto con quelle dei loro colleghi.
È la “scienza” che all’Oms si chiama Ranieri Guerra, che al ministero della Salute nasconde i piani pandemici, che all’esordio del coronavirus in Italia minimizzava salvo poi arrivare quasi a suggerire le manette per chi osava farsi trovare in circolazione. Nessuno, e tantomeno chi scrive, vuole sottovalutare il valore degli studi professionali di tanti ricercatori e tanti medici. Ma abbiamo la sensazione di aver vissuto una stagione lunghissima in cui ha prevalso la ricerca di popolarità. E ora che quel tempo sta finendo – almeno lo speriamo – termina anche l’esibizione quotidiana in tv con tanto di maleducazione, se osi far notare quello che non va. Ci siamo beccati pressioni ai limiti del terrorismo, dal gennaio 2020 ad oggi. Mascherine sì e mascherine no, vaccini forse e chissà quando, distanziamento al ristorante e mai sugli autobus: ma per quanto tempo ci siamo sentiti dire ogni cosa e il suo opposto? E gli stupidi sono i cittadini che domandano perché? No, professore, i nostri connazionali hanno sopportato fin troppo la variante virologa, che ogni mattina ci offriva indicazione diverse da quelle che arrivavano dai telegiornali della sera. Per cambiare rotta, sono arrivati un banchiere e un generale.
Quei due, sì, Mario Draghi e Francesco Paolo Figiuolo, hanno convinto milioni di italiani a mettersi in fila per vaccinarsi e senza ricorrere agli insulti in tv. Perché una domanda non è mai stupida. Anche se non le piacciono Salvini e tutti quelli che chiamano in un comizio bavaglio la mascherina. Ci si abitui. La professione del medico è straordinaria, perché salva le persone. Ma non dà il diritto di fare l’imbonitore televisivo, perché alla lunga ci si stanca di sentire lezioni da chi profetizzava persino gli sfracelli con le riaperture. Non ci sono state le stragi, ma solo un’accorta gestione dei dati scientifici per garantire la ripresa dell’economia. E tutto questo è più intelligente che stupido.
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