sfilza di precedenti
Ahmed Ibrahim, un pericoloso jihadista che non può essere espulso: cercava adepti per la guerra santa
Di Ahmed Ibrahim, il 44enne extracomunitario irregolare sul territorio italiano e pluripregiudicato, non è nota l’esatta nazionalità, motivazione per la quale già dal 2017, non è stato possibile concludere le procedute di espulsione dal nostro paese. Eppure, si tratta di un soggetto davvero tanto pericoloso che inneggiava allo Stato Islamico e che da tempo semina il terrore nella Capitale. Il problema, come fa sapere la Questura di Roma, nasce dalla mancata finalizzazione delle procedure di riconoscimento presso le autorità consolari del Ghana e della Costa d’Avorio. Pratiche che, se non portate a termine, impediscono l’espulsione.
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Dell’uomo però, è ben nota l’avversione verso i simboli cristiani e verso le forze dell’ordine. Su di lui esiste una nota della direzione centrale polizia di prevenzione, che lo segnala in quanto faceva proselitismo per la Jihad mentre si trovava in carcere. Presente da tempo nelle banche dati interforze, il 44enne è noto per essere un soggetto socialmente pericoloso. E l’ultimo eclatante episodio è proprio quello di sabato pomeriggio a Roma Termini.
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Nel 2016 devastò 4 chiese nel centro storico di Roma: San Martino ai Monti, la Basilica di Santa Prassede, la chiesa di San Vitale e San Giovanni dè Fiorentini. Distrusse statue e candelabri, mirando a devastare crocifissi e riproduzioni della Sacra Famiglia ripetendo più volte che quelle immagini sacre «non erano rispettose». Lo scorso anno, fu denunciato due volte nella stessa settimana dalla polizia, per aver dato in escandescenze in piazza San Pietro, disturbando funzioni religiose e scagliandosi contro i poliziotti. La seconda volta, oltre ad essere stato beccato con 25 grammi di marijuana, aveva un punteruolo con il quale aveva cercato di ferire i poliziotti. Poche settimane fa, invece un’altra denuncia per danneggiamento e lesioni. L’uomo ha lanciato diverse bottiglie di vetro contro il centro islamico di via San Vito, ferendo lo stesso Imam con un coccio.