Vaccini misti e caos richiami, chi può fare la vaccinazione eterologa: ecco lo studio
Vaccinazione eterologa contro il Covid-19? Prima dose AstraZeneca e seconda Pfizer, ma non il contrario? Ecco quello che dice la scienza finora. La morte della 18enne Camilla Canepa, per trombosi al seno cavernoso in seguito al vaccino AstraZeneca durante un open day, ha cambiato il corso della campagna vaccinale in Italia. Le indicazioni dell’Aifa, quelle del CTS, dei virologi e degli immunologi non sono state univoche e la confusione nei cittadini è aumentata. L’ultima decisione è quella di non somministrare AstraZeneca agli under 60 e men che meno a donne e giovani perché gli effetti collaterali rischiano di superare i benefici. E chi ha già fatto la prima inoculazione con AstraZeneca, farà il richiamo con Pfizer o Moderna (vaccini mRna), al momento il contrario non è previsto.
La “vaccinazione eterologa” non è un’invenzione last minute o presa sull’onda dell’emotività. Lo ha scritto nero su bianco il ricercatore Giuseppe Remuzzi su Corriere.it. Dopo aver ricordato che la mescolanza di due vaccini diversi è stata sperimentata già con l’HIV, l’Ebola, la tubercolosi, Epstein-Barr e altre malattie, ha precisato che il vaccino Sputnik contro il Sars-CoV-2 è nato proprio in questo modo: l’adenovirus della prima dose è diverso da quello della seconda e dati alla mano, l’efficacia è del 91,6%. Remuzzi sottolinea: “La vaccinazione eterologa consente al sistema immunitario di riconoscere e neutralizzare l’intruso – nel nostro caso il virus – in regioni diverse e questo aumenta l’efficacia della vaccinazione. Per Sars-CoV-2 la combinazione dei vaccini sfrutta le due peculiarità: AstraZeneca genera linfociti T che attaccano le cellule infettate dal virus e le distruggono, i vaccini mRna provocano la risposta anticorporale”.
Non è una tesi: uno studio spagnolo condotto su 663 persone under 60 conferma che la vaccinazione eterologa difende meglio di quella omologa. Per il New York Times si tratta di “un’opportunità” perché molti Paesi potranno avanzare con la vaccinazione senza preoccuparsi di mettere da parte la dose di richiamo. Il professor Remuzzi parla di strategia vincente: “L’hanno adottata Spagna, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia, Regno Unito, Francia, Finlandia, Canada, Cina e Bahrein”.
Uno studio tedesco su 26 pazienti, prossimo alla pubblicazione, conferma che nei test di laboratorio il siero di soggetti trattati con vaccini diversi inattiva la variante inglese, sudafricana e delta (ex indiana), ma sempre su medRxiv ci sono altri studi su centinaia di “pazienti” che hanno dimostrato quanto la risposta immune sia alta e ben tollerata non solo nel caso di AstraZeneca-Pfizer, ma anche di Pfizer-AstraZeneca. Sugli eventi avversi della vaccinazione eterologa, il direttore dell’Istituto di Ricerca Farmacologiche Mario Negri, scrive: “Non esiste vaccino a rischio zero. A dirla tutta, qualche disturbo in più rispetto alla vaccinazione omologa c’è. Febbre nel 34% dei casi, stanchezza, dolori muscolari e articolari. Ma si risolve tutto in pochissimi giorni. (…). Science l’11 giugno raccomanda che per i vaccini si cambi politica. Se vogliamo fare un appunto al CTS facciamoglielo: non perché hanno scelto la strada dei due vaccini diversi, ma perché sono arrivati tardi, quando altri Paesi dell’UE e del mondo lo stavano già facendo”.