pluralismo a reti alterne
Rai di lotta e di figuracce, è battaglia sui politici in tv. Scoppia il caos Anni 20-Domenica in
Con l’elmetto in testa a difesa di Anni20. Una Rai combattente che non accetta di far demonizzare per faziosità politica la trasmissione di Rai2. Salvo poi, con RaiUno, trasformarsi in una repubblichetta che sforna gaffe a ripetizione. In vigilanza Rai sono arrivate le risposte dell’azienda – e segnatamente della direzione della seconda rete – che non si è sottratta al confronto con i parlamentari. Col solito Pd in testa con la senatrice Valeria Fedeli a chiedere di stigmatizzare un servizio giornalistico – curato da Antonio Rapisarda – che con ironia informava i telespettatori di scelte inadeguate di Bruxelles. Quasi che fosse lesa maestà. A difesa del diritto ad informare sono scesi in campo però altri parlamentari della vigilanza Rai, che di sinistra non sono, come Gianluigi Paragone di Italexit, Mollicone e Santanchè di Fratelli d’Italia e la Lega con la prima firma dell’on. Capitanio, secondo l’ordine di presentazione delle interrogazioni.
Leggi anche: Nomine Rai, tam tam impazzito sul nuovo amministratore delegato: "Una donna ai vertici"
Chi ha contestato Anni20 voleva negare il dovere di far sapere che cosa succede, a partire dal consumo degli insetti come cibo alla proposta sul vino senza alcol. Il servizio giornalistico nel mirino del Pd criticava anche le contraddizioni del piano europeo di vaccinazione, riconosciuto del resto pure dalle autorità comunitarie, e i punti deboli del Recovery Fund, con riferimento ai debiti degli Stati e alle nuove tasse. RaiDue ha difeso con insolita determinazione il “diritto di cronaca e di critica tutelati dall’articolo 21 della Costituzione”. Contestando decisamente chi si è permesso di parlare di “fakenews” o addirittura di “propaganda antieuropea”. Colpisce in particolare, nella difesa dell’azienda del servizio pubblico a tutela di un proprio giornalista, la fermezza dei toni. Con una stoccata niente male: “La sintesi giornalistica che caratterizza una trasmissione televisiva e specialmente un servizio come quello in questione” – la rubrica si chiama “Contrappunto” – non può essere utilizzata “per sostenere che le opinioni ivi rappresentate sarebbero fake news per il solo fatto che esse non sono allineate alla posizione del governo italiano o dell’Unione europea, quando sono invece notizie e opinioni da riferire come pienamente legittime”.
Altra musica – e piuttosto stonata – invece da parte di Rai1 per “difendersi” da Daniela Santanchè e Federico Mollicone che, a nome di Fdi, hanno messo nel mirino gli ultimi mesi di programmazione di Domenica In, il salotto di Mara Venier. Troppa politica e di parte, hanno denunciato, con le presenze continue – almeno sei – del sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri, tre del ministro Roberto Speranza e appena una per il centrodestra con l’on. Maria Stella Gelmini. Oltre all’ampio spazio riservato a Rocco Casalino. Quasi esilarante la risposta della prima rete televisiva. Nel farfugliare che molta della programmazione è dipesa dal Covid 19 – ma no? – la rete ammiraglia ha assicurato di aver alternato gli ospiti “senza alcuna sottolineatura di appartenenza politica”. Strano, perché ci sono anche la gaffe nell’indicare le presenze di centrodestra, come “la presidente della regione Lombardia Letizia Moratti”. Che non ha preso il posto del governatore Attilio Fontana. Oltre allo strafalcione che vuole garantire “il coinvolgimento di altre figure istituzionali, in particolare di alcuni presidenti di Regione appartenenti alla maggioranza e all’opposizione”. La gaffe è ancora maggiore della prima, se possibile: perché non esistono – e dovrebbe farlo notare la direzione delle relazioni istituzionali della Rai alla prima rete – presidenti di maggioranza e di opposizione. Perché nessuno di loro è stato eletto per fare l’opposizione… E’ analfabetismo costituzionale scrivere una risposta del genere.