Il Papa detta la linea all'Osservatore romano. Chi nomina editorialista
Papa Francesco ieri - a sorpresa - ha nominato assistente ecclesiastico del Dicastero per la Comunicazione ed editorialista de «L’Osservatore Romano» il reverendo Luigi Maria Epicoco, che nel 2005 era stato ordinato presbitero presso l’Arcidiocesi de L’Aquila. Lo scrittore-sacerdote, 40 anni e originario di Mesagne, è molto amato dal Santo Padre, che lo scorso dicembre ha regalato ai membri della Curia il suo libro: «Qualcuno a cui guardare. Per una spiritualità della testimonianza».
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La singolarità di questa nomina sta nel fatto che sia stato il Pontefice a scegliere l’editorialista del quotidiano edito nella Città del Vaticano. In 160 anni di storia, infatti, ha sempre avuto un direttore responsabile: attualmente è Andrea Monda. «L’Osservatore romano» non è un organo ufficiale della Santa Sede proprio in quanto ha una sua linea editoriale, delineata appunto dal direttore responsabile.
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Comunicatore in diverse trasmissioni, sia radio[12]foniche che televisive, in particolare per Radio Vaticana, Telepace, TV2000, Rai2 e Rai Radio 2. Nel web è attivo sui social e in diversi blog.
Nell'estate 2019 il cardinale Angelo De Donatis, in qualità di Gran Cancelliere della Pontificia Università Lateranense, lo ha nominato preside dell’Istituto Superiore Scienze Religiose «Fides et Ratio Issr» dell'Aquila.
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A proposito del ruolo che il Pontefice ha ritagliato per Epicoco, è lui stesso a dare una lettura: «Io credo - spiega ai media vaticani - che abbia lo stesso ruolo che, durante una partita di calcio, possono avere i fisioterapisti, i medici a bordo campo, o gli allenatori, cioè coloro che sono lì, non giocano la partita, ma si occupano in qualche maniera della cura di chi gioca, di chi vive la partita in prima persona». «Il Dicastero della Comunicazione - osserva ancora don Epicoco - è fatto di persone competenti che mettono il cuore e la loro professionalità a servizio, non solo del Dicastero, ma della Chiesa tutta. Io credo che questa nomina del Papa voglia essere un aiuto ulteriore ad accompagnare questa competenza e questa efficacia».
Quanto alle sfide davanti ad un comunicatore cattolico, Epicoco osserva: «Io credo che la sfida sia quella di rintracciare costantemente la verità senza farlo in maniera ideologica, ma andando a cercare in quelle che sono le pieghe della cronaca o anche nei movimenti culturali, alla ricerca di quel "fil rouge" della verità che a volte rimane sotteso. Un buon giornalista, un buono scrittore, deve riuscire a far emergere questo filo della verità e quando ci riesce trova sicuramente un terreno di incontro con ciò che è lontano, con ciò che è diverso». «Il comunicatore cattolico - conclude don Epicoco - lo vedo come un costruttore di dialogo e non un miliziano che usa la propria penna, il proprio mestiere, per fare del male».
Su Instagram il neo editorialista de «L’Osservatore Romano» ha 22.600 follower. L’11 maggio scorso ha postato uno stralcio del suo libro sulla pandemia, «La speranza non è morta. Parole di fede in tempo di crisi». «La tentazione alla quale dobbiamo rinunciare è quella di voler dare un’interpretazione agli eventi del momento, pensando siano stati inviati dal cielo per un motivo di fondo, ad esempio come ammonimento, oppure come punizione o consolazione».