"Tutta colpa di Figliuolo". Rissa a Otto e mezzo, Mieli zittisce Travaglio che ancora difende Arcuri
A Otto e Mezzo, il programma di Lilli Gruber su LA7, giovedì 17 giugno, Marco Travaglio critica Matteo Salvini e attacca a testa bassa il commissario all’emergenza Figliuolo: “Sembra un rider di Deliveroo”. Ma Paolo Mieli prima lo smentisce e poi lo zittisce: “Non rispondi eh?”.
Lilli Gruber parte con il piede sull’acceleratore: “Salvini sfida Draghi chiedendo di eliminare l’obbligo delle mascherine all’aperto e lo stop allo stato di emergenza. E’ sempre il Matteo Salvini di lotta e di governo?” e il direttore de Il Fatto Quotidiano: “Io penso che Draghi sia una persona seria e non credo che ascolterà Salvini. Mi auguro che avendo appena rinominato il CTS si rivolga agli scienziati che hanno studiato e non a Salvini che non metteva la mascherina nemmeno l’estate scorsa quando era raccomandata. Salvini non è punto di riferimento autorevole sulla materia. Credo che stia cercando di fare due operazioni: nascondere la sconfitta su annullare subito lo stato di emergenza che ricordo è una sciocchezze dire che serva per i poteri del premier o del Governo, non c’entra con leggi e dpcm, serve per disciplinare i poteri del commissario straordinario per il Covid che deve fare gli acuisti in deroga alle norme sugli acquisti dello Stato. Se sparisce lo stato di emergenza, sparisce il commissariato. Un anno fa, Salvini, Cassese (ex presidente della Corte costituzionale, nda) e insigni giuristi hanno raccontato un sacco di balle sulla dittatura e ora sono in difficoltà perché vedono che viene prorogato. L’altra operazione di Salvini è semplice: sa che prima o poi cadrà l’obbligo della mascherina all’aperto e lui si porta avanti per dire che lo ha chiesto e ottenuto lui, in realtà non ha ottenuto un bel niente. La decisione sarà presa dal Governo al momento giusto in base ai dati scientifici”.
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L’editorialista del Corriere della Sera, Paolo Mieli, è d’accordo sull’analisi su Salvini: “Fa questa cosa da un anno e mi dà sui nervi, lo trovo infantile, ma contento lui… Per quanto riguarda Cassese, invece, lo trovo impeccabile nei ragionamenti. Faccio notare a Travaglio che gli aveva dato del complottatore, in realtà è un intellettuale libero che, anche sbagliando, dice cose contro Conte o Draghi, lodo queste figure che non cambiano modo di ragionare a seconda di chi è Presidente del Consiglio”. Fin qui normale dialettica, ma lo scontro si è acceso su un sondaggio in base al quale per gli italiani gli errori sui vaccini li hanno commessi il CTS, il Ministro Speranza e le Regioni, mentre Draghi e Figliuolo stanno facendo bene. Marco Travaglio rivendica con orgoglio di far parte della minoranza che non appoggia il generale e attacca i media: “I sondaggi risentono della comunicazione che fanno i media che incensano Draghi e Figliuolo. Il premier doveva intervenire con la sua autorevolezza per fare chiarezza in questo caos, mentre la colpa principale è di Figliuolo che si è inventato gli open day per i ragazzi per smaltire le dosi di AstraZeneca che languivano nei frigoriferi. Governo e CTS hanno la responsabilità di aver tardato a fermarli. Ma non è stata iniziativa del governo, di Draghi o di Speranza bensì di Figliuolo che dato il casino è stato degradato a rider di Deliveroo, sembra uno che fa le consegne dei vaccini, invece è il responsabile della campagna vaccinale! Ci stanno dicendo che non c’entra niente e si occupa solo della logistica e non è vero. Quando la campagna vaccinale va bene è merito suo e quando va male è colpa sua. Se si decide di dare il vaccino AstraZeneca agli under 60 contro le indicazioni degli enti regolatori, se si decide di darlo ai ragazzi che con questo vaccino rischiano più che il Covid, questo provoca danni reputazionali nei confronti di AstraZeneca e di altri vaccini e spiega perché ieri sono stati fatti 300 mila vaccini al giorno rispetto al milione promesso un mese fa. Comunicano cose sbagliate”.
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Un’invettiva che Paolo Mieli smonta punto per punto: “La penso all’opposto su Figliuolo. Ha preso una baracca con tratti opachi o poco chiari che andava bene perché eravamo a inizio campagna vaccinale, mentre il generale è riuscito a portare i vaccini a numeri impensabili. Sul potere politico e sul mix delle vaccinazioni, invece, ho delle esitazioni, è evidente che si sono trovati nel pasticcio AstraZeneca e nell’onda emotiva della 18enne morta. Ma non c’entra niente con Figliuolo. Chiedere le sua dimissioni è una cosa ironica, è per non chiedere quelle di Draghi! Travaglio abbia il coraggio di chiederle. Figliuolo è stato un gigante”. Lilli Gruber nota che Travaglio scuote la testa e getta benzina sul fuoco: “Cosa non ti torna?” e il direttore: ““Se l’Aifa a fine maggio ti dice che AstraZeneca non devi darlo al di sotto dei 60 anni e ai ragazzi oltre che alle ragazze perché organizzi gli open day? Poi presentare la campagna come un happening anziché come un fatto medico è un problema grave di comunicazione. Non è un festival. Il miglior modo per prevenire gli effetti collaterali è quello di non dare un vaccino a ragazzi che non rischiamo nulla dal Covid ma molto dal vaccino. Sono state sviate e contravvenute le indicazioni dell’ente regolatore. Cosa ci fosse di opaco con Arcuri non lo so, so che a gennaio eravamo avanti alla Germania per dosi inoculate”, “Era il primo giorno… il primo mese… la vera campagna è partita a febbraio” lo rintuzza Mieli. Ma Marco Travaglio sbotta: “Arcuri ha rendicontato le sue spese, Figliuolo nemmeno un euro. Vai sul sito a vedere” e l’ex direttore del Corsera perde la pazienza: “Eh no, sono contrario a questi giochetti. Quando è arrivato Draghi ha trovato che Conte e Arcuri avevano acquistato mascherine per 763 settimane cioè 14 anni e mezzo, di qui al 2035”, “Assolutamente no, è un dato completamente campato per aria, erano mascherine che ci servivano per un mese” replica seccato Travaglio.
Mieli però va avanti come un treno: “No, sono dati reali, credo che lo abbiano fatto per precauzione, non per un inghippo o perché sono ladri. Ma sono zone sui cui, quando sarà guarito l’ultimo malato di Covid-19, dovremo far chiarezza. Ci sono cose strane. Ammetti che sono troppi 14 anni e mezzo e sono legittimanti di qualche dubbio?”. Travaglio non risponde, Mieli insiste: “Ovemai fosse vero ammetti che sono troppe?”, “Figliuolo non ha mai rendicontato niente” è la risposta difensiva del direttore e Mieli: “Eh però non rispondi!”.