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Vaccino, le lacrime della Palombelli per la morte di Camilla toccano nel cuore. Ritardo inspiegabile di Speranza

Arnaldo Magro
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La morte di Camilla getta nel panico, nuovamente, l’opinione pubblica. Le lacrime in diretta di Barbara Palombelli, nel salutare quel sorriso che non c’è più, sono lacrime che toccano nel profondo. Tra balletti comunicativi contraddittori, il Paese ripiomba però nei suoi dubbi. Il professor Galli il mercoledì diceva categorico: «Io una ragazza giovane con Astrazeneca non la vaccinerei mai». Il giorno dopo, stesso studio, Matteo Bassetti: «A questo punto, si trovi il coraggio di mettere al bando Astrazeneca». Su La7 il tema e gli interrogativi non possono che essere gli stessi. Come è logico sia. Se una ragazza muore dopo una vaccinazione, dopo che un ministro ha promosso Open day in tutta Italia, invitando a vaccinare in massa bimbi e ragazzi con Astrazeneca, è doveroso porre interrogativi. Lo dice senza giri di parole Matteo Salvini la sera in diretta.

 

 

Ci si domanda però, perché non siano uscite tempestive anche le voci dal governo, fosse anche per provare a tranquillizzare i cittadini. Il Paese non ha più diritto ad una via di mezzo, deve «subire» dapprima le dirette Facebook di Giuseppe Conte per piombare ora nel silenzio di questo governo ultimo. In entrambi i governi una figura è rimasta la stessa però, quella del ministro Roberto Speranza. Lui è il filo conduttore. Difeso a spada tratta dalla sinistra benpensante, ad esempio, quando Fratelli d’Italia ne chiedeva le dimissioni, è stato riconfermato saldamente dal duo Draghi e Mattarella. Il ritardo del ministro della Salute, in un momento così difficile, è di inspiegabile comprensione. È più di una impressione invece che, mentre si scarica tutto sul Cts, il sorriso dolce di Camilla, meritasse oggi, molto più coraggio da parte di molti.

 

 

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