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Vaccino, l'immunologa Viola è quasi in lacrime per la morte a Genova: "Appelli nel vuoto, fallimento su AstraZeneca"

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Fa fatica a trattenere le lacrime l’immunologa Antonella Viola durante la puntata del 10 giugno di Otto e mezzo, il programma di La7 condotto da Lilli Gruber. La giornalista apre subito la trasmissione con la notizia della morte della giovane diciottenne Camilla dopo le conseguenze della trombosi scaturita dal vaccino AstraZeneca e passa la parola al direttore scientifico dell’IRP di Padova: “Oggi per me è una giornata un po’ difficile - le parole della Viola quasi rotta dalle lacrime e con la voce tremante - sono mesi che dico che questo vaccino non è adatto alle donne giovani, lo vivo come un fallimento personale dopo articoli su giornali e appelli nelle televisioni. Si è fatto un errore, l’Ema non avrebbe dovuto dire che è consigliabile per gli over60, ma che bisognava usarlo solo per quella fascia. E anche l'Aifa doveva intervenire. C’è stata una linea troppo morbida, c’era fretta e c’era l’ansia di dire 'Stiamo andando bene e stiamo correndo'. Si è trascurato il fattore determinante che non siamo tutti uguali e che i vaccini non sono tutti uguali. Sapevamo che nelle giovani donne i rischi superano i benefici. Gli open day hanno solo lo scopo di far alzare il numero di vaccinati nelle regioni, è un atteggiamento sbagliato e ora qualcuno ne ha pagato le conseguenze”.

 

 

La Viola è pure contraria ad effettuare le secondi dosi del vaccino AstraZeneca, anche per quei giovani che non hanno avuto effetti collaterali gravi: “Chi l’ha fatto e sta bene può stare tranquillo, non ha rischi. È un evento che succede una volta su centomila dosi. Se si sta bene state tranquilli. Sono contraria al richiamo con AstraZeneca nei giovani. Serve coraggio, sotto i 50 anni si vada con un vaccino a mRna per fare il richiamo. Quindi Pfizer o Moderna. La risposta immunitaria viene attivata bene, non sottoponiamo le persone a rischi inutili. Serve forza e coraggio. Ci sono studi che dimostrano che va bene il mix. Non abbiamo invece dati a sufficienza per escludere i rischi dopo la seconda dose. Non ripetiamo l’errore. Perché si dice che non ci sono casi di trombosi dopo la seconda dose? Non è così. Ci sono casi e semplicemente sono stati fatti meno vaccini AstraZeneca come seconde dosi, quindi il campione è per forza più piccolo”. “Gli open day - sbotta la professoressa che varie volte nelle scorse settimane si era scagliata contro le decisioni dell’Aifa e dell’Ema - vanno aboliti, avevano senso sui 50enni e più da vaccinare. Adesso sono rimasti da vaccinare solamente i giovani. Vanno benissimo gli open day con Pfizer e Moderna, ma quelli con adenovirus vanno utilizzati solo per gli over 60. AstraZeneca e Johnson&Johnson sono uguali. Si è corso troppo”.

 

 

La Viola è una furia e alza i toni anche su chi dice che è necessaria la terza dose del vaccino Pfizero o Moderna: “Per il momento non c’è nessuna ragione per pensare di doverla fare. è possibile che se dovesse cambiare tanto e che i vaccinati si contagiano e si ammalano gravemente allora sì penseremo alla terza dose. ma sarebbe un vaccino diverso. Non c’è nessun motivo per dire che serva una terza dose. A meno che - chiude laconicamente - l’immunologia non sia cambiata negli ultimi due mesi”. 

 

 

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