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Covid, l'immunologa Viola prova a frenare la pazza voglia di terza dose di vaccino

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Non è detto che dovremo fare una terza dose di vaccino contro il Covid. A scagliarsi contro l’urgenza di una nuova inoculazione del prodotto che serve a proteggerci dal virus è l’immunologa Antonella Viola in un editoriale su La Stampa, che evidenzia come sia ancora presto per dare per scontata la necessità di fare una nuova somministrazione. “Gli studi sulle prime persone vaccinate, quelli di Fase 3, sono iniziati circa 9 mesi fa ed è quindi impossibile avere dati certi che vadano oltre questo tempo. Quello che sappiamo con certezza è che, a 9 mesi dalla vaccinazione, le persone sono ancora protette. Con il trascorrere del tempo, potremo pian piano spostare questo termine fino a 1 o 2 anni o magari anche oltre. In assenza di dati e con un virus poco conosciuto, lanciarsi in previsioni sembra invece piuttosto complicato, in quanto non conosciamo bene la risposta immunitaria che conferisce protezione all’infezione” spiega la Viola.

 

 

“I vaccini - evidenzia l’immunologa, ormai un noto volto televisivo - funzionano stimolando la formazione di cellule della memoria, pronte a intervenire e produrre nuovamente anticorpi, qualora dovessimo entrare in contatto con il virus. E' quindi possibile che proprio la presenza del virus nella nostra vita quotidiana mantenga alto il nostro livello di anticorpi, andando a riattivare il sistema immunitario anche in assenza dei sintomi dell’infezione”. La sottolineatura della Viola è mirata a frenare la smodata esigenza di parlare di terza dose del vaccino da fare in autunno, visto che potrebbe non essercene bisogno. L’unica possibilità è quella di varianti che buchino gli attuali vaccini e che quindi si vada a modificare il codice di quelli a mRna (Pfizer e Moderna) in modo da “aggiornarli” contro la mutazione.

 

 

 “Ad oggi, abbiamo solo ipotesi e, come sappiamo, alla scienza serve tempo per verificarle. Per il momento, dunque, aspettiamo a parlare di terze dosi e assicuriamoci invece di garantire l'accesso alla vaccinazione a tutta la popolazione mondiale” ha concluso la dottoressa.

 

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