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Cecilia Marogna: "Non posso mantenere mia figlia". Il marchio di Lady Becciu, appello al Vaticano e a Di Maio

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I legali di Cecilia Marogna scrivono all'Ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede: "Intervenga, non trova lavoro, è una cittadina italiana costretta a subire discredito e incertezza, la processino o archivino". Perché il processo non arriva, l’archiviazione nemmeno e  la manager cagliaritana divenuta nota come ’dama del cardinale' per il rapporto con l’ex sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu, si appella all’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, affinché interceda con le autorità vaticane e il ministero degli Esteri italiano e «venga posta fine alla situazione di stallo» che le impedisce di lavorare e di mantenere sua figlia, ancora minorenne.

 

Cecilia Marogna è indagata dall’Ufficio del promotore di giustizia vaticano con l’accusa di aver speso in beni di lusso 575mila euro che le erano stati affidati dalla Segreteria di Stato in forza dell’incarico - ricevuto proprio da Becciu, come attesta la lettera di presentazione firmata dall’allora cardinale - di prestare «servizio professionale come analista geopolitico e consulente relazioni esterne per la Segreteria di Stato - Sezione Affari generali». Dopo aver scritto all’ufficio del giudice istruttore del Tribunale vaticano attraverso il suo consulente, l’esperto di diritto internazionale Riccardo Sindoca, ora la Marogna, a otto mesi dal suo arresto, con un’istanza firmata dai suoi legali, gli avvocati Fiorino Ruggio e Giuseppe Di Sera, chiede all’ambasciatore Pietro Sebastiani di intervenire e punta il dito contro la «dolosa inazione delle autorità vaticane» che le impedisce, si spiega nel documento, di «ricercare ulteriori posizioni lavorative» nonostante sia stata privata, «proprio grazie all’operato» delle autorità vaticane, di «qualsiasi forma e possibilità di sostentamento».

 

Nella lettera, che l’Adnkronos ha potuto visionare, i legali ripercorrono la vicenda, sottolineando che Cecilia Marogna «è stata illecitamente arrestata, e limitata della libertà e delegittimata, denigrata» anche attraverso informative uscite sulla stampa «violative della dignità, dell’onore e del decoro della stessa (ragion per cui oramai, e proprio malgrado, la Signora Cecilia Marogna nell’immaginario collettivo è trasfigurata essere ’Lady Becciu' oppure la ’Dama del Cardinale')». Secondo i legali alla manager, dunque, è stato «impedito non solo di dimostrare la propria innocenza ma addirittura di far fronte ai più elementari bisogni di vita propri e della prole», mentre è stata costretta a subire «discredito» e «incertezza prodotta esclusivamente dall’inattività delle autorità della Santa Sede (che tra l’altro mal si concilia con i proclami afferenti la presunta ’imminentè celebrazione del dovuto processo)».

 

Per questo gli avvocati Ruggio e Greco chiedono all’ambasciatore, «quale rappresentante della Repubblica Italiana e degli interessi dei sui cittadini presso la Santa Sede», di intercedere presso tutte le autorità competenti non solo vaticane affinché si disponga «senza indugio alcuno il rinvio a giudizio» o si «emetta provvedimento di abbandono del citato procedimento giudiziale» nei confronti della manager sarda.

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