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Funivia Mottarone, "si è schiantata una cabina". La prima drammatica telefonata dei soccorritori

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"Stiamo mandando i mezzi che riusciamo. È caduta una cabina alla funivia di Stresa, sopra in cima al Mottarone (che casino, che casino) alla funivia". Sono le prime parole dell'operatrice del 118 al telefono con i carabinieri di Verbania domenica 23 maggio subito dopo il disastro della funivia Stresa-Mottarone. L'audio è relativo ai primi minuti dopo la tragedia: l'operatrice inizia a dare i primi dettagli agli uomini dell'Arma apprendendoli in diretta dagli altri soccorritori che si sentono muoversi in sottofondo.

"Io inizio a mandarvi lì: pare che la cabina sia caduta in mezzo al bosco e che non sia raggiungibile da un mezzo via terra. È caduta la cabina della funivia di Stresa - ripete la donna - non sappiamo di preciso dove, il collega è ancora al telefono: all'interno c'erano almeno sei persone, non si sa le condizioni, sicuramente sono gravissimi", aggiunge l'operatrice del 118. Le vittime, alla fine, saranno 14.

Intanto proseguono le indagini sull'incidente e la partita della tragedia della funivia del Mottarone torna nelle mani di Elena Ceriotti. Il presidente del tribunale di Verbania, Luigi Montefusco, ha infatti riassegnato il fascicolo alla gip titolare, togliendolo di fatto dalle mani della gip supplente Donatella Banci Buonamici, che aveva rigettato la richiesta di convalida del fermo della procura, scarcerando i tre indagati. La dottoressa Ceriotti all'epoca dei fatti era assente, ma è rientrata nel suo ruolo il 31 maggio.

Secondo il tribunale, l'assegnazione a Buonamici era "giustificata per la convalida del fermo", ma "non è conforme alle regole di distribuzione degli affari e ai criteri di sostituzione dei giudici impediti disposti nelle tabelle di organizzazione". Al suo posto, quindi, si sarebbe dovuto scegliere uno fra gli altri giudici, quattro per l'esattezza, più titolati di lei. La rimozione di Buonamici dal ruolo riapre le polemiche che già l'avevano travolta per la scarcerazione del titolare delle Ferrovie del Mottarone, Luigi Nerini, e del direttore d’esercizio, Enrico Perocchio, indagati per l'incidente.

Nel frattempo la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi e la pm Laura Carrera, che coordinano le indagini, sostengono che l'incidente probatorio chiesto dai legali di Gabriele Tadini, uno degli indagati, se fatto subito "pregiudicherebbe in modo irreversibile lo svolgimento delle attività di indagine". Le pm specificano che "dal momento del tragico incidente sono trascorsi solo 11 giorni" e definiscono la richiesta "intempestiva e prematura". Chiedono quindi l'inammissibilità della richiesta e il rigetto perché "infondata".

Fra le problematiche rilevate rispetto l'incidente probatorio, lo spostamento della cabina che è una "operazione di notevole complessità, tenuto conto del luogo in cui la cabina si trova e della sua mole". Per questo, per spostarla, sarà necessario tagliare alcuni alberi e utilizzare un elicottero.

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