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Denise Pipitone, spunta una nuova lettera. Accuse pesanti, fa nomi e cognomi: "Voglio parlare coi magistrati"

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Una nuova lettera piomba sulle indagini per la scomparsa di Denise Pipitone, sparita da Mazara del Vallo ormai 17 anni fa. Questa volta però, a differenza dell'ultimo messaggio fatto recapitare all'avvocato di Piera Maggio, Giacomo Frazzitta, e resa nota da Chi l'ha visto?, il testimone non è anonimo ma ha un nome e un cognome. 

 

A parlare della lettera, firmata, è stata la trasmissione Ore 14 di Milo infante su Rai2. La persona che firma la missiva afferma di avere delle informazioni che possono chiarire il mistero sulla scomparsa della bimba e chiama direttamente in causa alcune persone già toccate dalle inchieste sul presunto sequestro della piccola. La lettera punta il dito su Claudio Corona, fratello di Anna Corona, l'ex moglie del papà biologico di Denise. 

 

Ma cosa dice la lettera presentata da Infante, ora al vaglio degli inquirenti della Procura di Marsala? "Io voglio la verità su Denise”, scrive il sedicente testimone che chiede di essere ascoltato dagli inquirenti per fornire nuovi elementi utili all'indagine, in particolare su Claudio Corona. Però ci tiene a precisare: "Non sono un collaboratore di giustizia e mai lo sarò. Ho frequentato molto Claudio Corona, ma ripeto non sarò mai un collaboratore di giustizia". 

 

E infatti le allusioni nel proseguo della missiva non mancano: "Ho tante cose da dire per tutelare me e la mia famiglia e forse finalmente scoprire la verità su qualche informazione su Denise. Io voglio la verità su Denise. Donne e bambini non si toccano”, si legge nel messaggio che indica un principio, quello di respingere ogni atto di violenza contro donne e bambini, che come è noto è diffuso nei "codice d'onore" della criminalità.

Riferimento che fa pensare alle parole di un testimone nell'ultima puntata di Chi l'ha visto? che accusava i Corona di "traffici illeciti", accuse fortemente rispedite da Claudio Corona. Ma ora potrebbe esserci un nuovo testimone, forse mai ascoltato, tra le armi della procura di Marsala. 

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