indagine chiusa
A processo i quattro vigili anti-droga arrestati a Milano dopo il servizio delle "Iene"
Sono stati mandati a processo i quattro agenti anti-droga della Polizia locale di Milano, finiti agli arresti domiciliari lo scorso 13 aprile con le accuse, a vario titolo, di peculato e falso ideologico e materiale commessi dal pubblico ufficiale perché si sarebbero impossessati di 3.330 euro in contanti durante una perquisizione domiciliare a casa di due spacciatori redigendo poi falsi verbali per potersi tenere il denaro trovato.
Le indagini della Squadra mobile, coordinate dal pm Elio Ramondini, erano partite dopo la messa in onda di un servizio sulla vicenda trasmesso dal programma di Mediaset «Le Iene» nella puntata del 29 ottobre 2020. A disporlo il gip Guido Salvini, che ha accolto la richiesta di processo con rito immediato del pm Elio Ramondini relativamente ai soli episodi per cui il giudice aveva concesso ad aprile la misura cautelare nei confronti di Andrea Colombo, Andrea Dastoli, entrambi difesi dall’avvocato Niccolò Vecchioni, Sebastiano Di Paolo e Maurizio Regazzola. Il gip Salvini infatti aveva respinto la richiesta dei domiciliari per altri due presunti casi analoghi avvenuti rispettivamente il primo e il 6 ottobre 2020 ai danni di un cittadino algerino con precedenti per droga. Il dibattimento con rito immediato si aprirà il prossimo 15 luglio davanti alla quarta sezione penale del Tribunale mentre per gli altri due episodi il pm ha chiesto il rinvio a giudizio in vista dell’udienza preliminare.
Gli investigatori della nona sezione, diretti da Marco Calì e guidati dal Gianni Di Palma, hanno ricostruito che lo scorso 7 ottobre i quattro agenti dell’Unità Contrasto Stupefacenti a casa di un pregiudicato di 68 anni e di un 22enne con precedenti avrebbero trovato, nascosti in più punti della casa, oltre 13mila euro. Da questa somma avrebbero sottratto 3.330 euro che si sarebbero poi spartiti tra di loro.
Quanto ricostruito «è certamente grave - scrive il gip nell’ordinanza di misura cautelare - in ragione dell’approffittamento dell’esercizio delle funzioni di Polizia giudiziaria» degli indagati ma «concretamente la vasta eco avuta dal programma trasmesso da ’Le Ienè e le iniziative di carattere disciplinare già adottate dal Comando della Polizia locale, rendono assai lontani i rischi di reiterazione di analoghi comportamenti e anche i rischi di inquinamento della prova sono ormai piuttosto limitati tenuto conto che tutti gli indagati sono da tempo consapevoli di essere stati identificati». I quattro agenti destinatari della misura cautelare erano stati già trasferiti in via cautelativa dal comando di piazzale Beccaria ad altri uffici con competenza di natura amministrativa.