Rischio miocardite sotto i 30 anni, riflettori sul vaccino Pfizer
Rischio miocardite dopo Pfizer. Dopo i Cdc americani adesso si aggiunge anche uno studio israeliano che mette in guardia sui casi di miocardite dopo la seconda somministrazione Pfizer.
Nei giorni scorsi, i Cdc statunitensi avevano messo in guardia sui rari casi di miocardite emersi in soggetti giovani dopo la seconda dose di vaccini a mRna. «I benefici della vaccinazione anti-Covid» con i vaccini a mRna di Pfizer/BioNTech e di Moderna «superano enormemente il raro e possibile rischio di complicanze cardiache, inclusa la miocardite» sulla quale i Cdc americani hanno allertato nei giorni scorsi gli operatori sanitari. Lo precisano in una nota congiunta l’American Heart Association (Aha) e l’American Stroke Association (Asa). «Esortiamo vivamente tutti gli adulti e i bambini di età pari o superiore a 12 anni a sottoporsi a vaccinazione anti-Covid non appena possibile - si legge - Le evidenze continuano a indicare che i vaccini Covid-19 sono efficaci quasi al 100% nel prevenire morti e ricoveri causati dall’infezione da Sars-CoV-2».
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Alla fine della scorsa settimana - spiegano Aha e Asa - I Cdc hanno avvertito gli operatori sanitari sul fatto di avere in corso un monitoraggio dei dati raccolti attraverso il Vaccine Adverse Events Reporting System (Vaers) e il Vaccine Safety Datalink (Vsd), relativamente a casi di giovani adulti che sviluppano una rara complicanza cardiaca correlata a miocardite dopo avere ricevuto un vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech o di Moderna. In particolare, il Covid-19 Vaccine Safety Technical Work Group (Vast) dell’Advisory Committee on Immunization Practices (Acip) dei Cdc sta esaminando «diverse dozzine di casi di miocardite segnalati in adolescenti e giovani adulti» dopo la vaccinazione. Effetti che «compaiono tipicamente entro 4 giorni dalla somministrazione», che sono stati registrati «nei maschi più spesso che nelle femmine, e dopo la seconda dose più frequentemente che dopo la prima». Possibili eventi avversi sui quali i cardiologi rassicurano, confermando appunto che i benefici dell’iniezione-scudo superano di gran lunga i rischi. È inoltre ancora da chiarire il legame causa-effetto: «La miocardite è solitamente il risultato di un’infezione virale - ricordano gli esperti - e deve ancora essere determinato se questi casi abbiano qualche correlazione con la somministrazione del vaccino Covid-19, soprattutto perché i vaccini anti-Covid autorizzati negli Stati Uniti non contengono virus vivi».
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Sul tema interviene adesso anche il ministero della Sanità israeliano come riportato dal Messaggero.it. Secondo uno studio sarebbero 275 su oltre 5 milioni di vaccinati i casi di complicanze legate a miocarditi nella popolazione maschile tra i 16 e i 30 anni. La Pfizer è stata interpellata e ha risposto di essere a conoscenza dello studio israeliano ma che non è stato individuato nessun nesso causale tra vaccino e infiammazione.
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