l'aria che tira
L’aria che tira, è guerra tra Bassetti e Galli. Demoliti i colleghi catastrofisti “Chi fa il medico e chi mette il camice per la tv”
Un Matteo Bassetti senza riserva è ospite negli studi de L’aria che tira, nella puntata di martedì 1° giugno, dove si discute sull’andamento della pandemia. Il programma di approfondimento sotto la conduzione di Myrta Merlino, su La 7, accoglie il direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova per commentare le nuove direttive del Comitato Tecnico Scientifico e il miglioramento nei dati del contagio. Nel mirino poi ci finiscono anche i colleghi virologi affezionati al piccolo schermo e celebri per le previsioni catastrofiste sul tema delle riaperture. Nei giorni scorsi ha fatto discutere la nuova direttiva del Cts in merito alla mascherina tra un boccone e l’altro nei ristoranti, Bassetti sembra affranto dall’ennesima misura “insensata”: "È totalmente una stupidaggine, vorrebbe dire andare a cena e a pranzo con la cannuccia. Scivolone del Cts? Non mi pare che sia né il primo né l’ultimo ne ha collezionati una lunga serie.” – tuona Bassetti che poi affonda: “Chi prende decisioni non conosce la materia”.
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Poi continua criticando le linee guida sulla mascherina all’aperto: “La mascherina all’aperto ha senso se ci avviciniamo molto ad una persona, ma non ha alcun senso indossarla sulla spiaggia, o sul lungo Tevere o sulla montagna. È una stupidaggine.” – ribadisce l’infettivologo schierandosi con le dichiarazioni di Alberto Zangrillo, primario dell’Ospedale San Raffaele di Milano: “la mascherina all’aperto è da beoti”. Bassetti rassicura anche sull’ulteriore abbassamento dei dati del virus, che grazie al vaccino continua ad evitare la malattia grave: “Conto su un progressivo calo dei contagi ma soprattutto dei decessi che arriveranno al massimo a 20- 30 casi al giorno”.
Insomma, le riaperture non sembrano aver impattato negativamente sulla circolazione del Covid, ma cosa dire a chi continua con lo scetticismo? Anche in questo caso Bassetti concorda con quanto detto dal collega Zangrillo: “Chi fa il medico e chi mette il camice non per andare in televisione ma per fare il suo lavoro ogni giorno questi dati li ha visti il 15 di aprile ed è la ragione per la quale eravamo più ottimisti rispetto ad altri che magari nei reparti ci spendono meno tempo e ne spendono magari più in altre situazioni. Noi non abbiamo scommesso per far contento questa o quella parte lo abbiamo detto perché i dati nei nostri reparti perché chi parla in televisione di reparti ne ha visti pochi” – conclude durissimo l’infettivologo, con un attacco che sembra una risposta alle frecciatine di Massimo Galli nella puntata del 31 maggio di Otto e mezzo.