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Con Draghi e Figliuolo è stato possibile ritrovare la speranza: una scommessa che sembrava impossibile

Francesco Storace
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Ci sentivamo italiani cantando l'inno nazionale dai nostri balconi. Ma poi precipitammo nella tristezza, non ci credevamo quasi più. Maledetto Covid, niente amici, niente baci, niente abbracci. Ci accompagnava la triste contabilità dei morti. Vedevi il ristorante preferito della domenica sempre chiuso e quasi ti veniva la lacrimuccia, ad una certa età. Dentro casa il trionfo di facebook, e la moda social si è poi fatta strada a tutte le età. E quasi improvvisamente accade che tutta la robaccia brutta sembra appartenere al passato, alla vigilia della Festa della Repubblica si torna alla normalità. Il Covid pare in fuga nonostante le previsioni catastrofiste persino per la festa scudettata dell'Inter. Nulla di nulla. Toccando ferro, dobbiamo però ammettere - persino i virologi - che non succede nulla a caso quando si torna alla normalità. Ce la siamo conquistata giorno dopo giorno, con straordinaria prudenza e comprensione delle regole. Che bisognerà continuare a rispettare, igiene delle mani inclusa. Ma tutto lascia pensare di avere alle spalle il periodo peggiore.

 

 

Domanda: avremmo raggiunto i tanti milioni di vaccinazioni - risultate davvero decisive - se fossimo rimasti alle ridicole primule di Domenico Arcuri? Oppure se non avessimo avuto l'autorevolezza di un premier diverso da Giuseppe Conte nel pretendere l'arrivo di vaccini a sufficienza per poterci immunizzare in gran massa? Tra Mario Draghi e il generale Francesco Paolo Figliuolo si è dato vita ad uno straordinario cambio di passo: l'Italia con le sue regioni ha cominciato a marciare nella giusta direzione. Si sbeffeggiava persino la Lombardia, la regione più colpita dal virus e che ora è primatista quanto a dosi iniettate. Chissà se in questo caso qualcuno si scuserà con il governo della più grande regione italiana, lapidata per mesi. Seconda domanda: hanno fatto bene o no Matteo Salvini e Silvio Berlusconi a credere nell'inversione di tendenza dicendo si all'appello di Sergio Mattarella? E le cosiddette manovre di Matteo Renzi sono servite o no all'Italia disperata che qualche mese fa non intravedeva l'uscita dal tunnel?

 

 

Da oggi ricominciamo simbolicamente dal ristorante. Ci si può andare a pranzo e cena, gustando le pietanze all'interno dei locali. Senza la ridicola pretesa di mangiare con la mascherina... E stavolta magari chiederemo di alzare l'aria condizionata al titolare. Il gusto del caffè al bancone del bar. In tre regioni si permetteranno il lusso delle ore piccole: quel coprifuoco spostato alle 23 - e pare davvero una conquista - non varrà nelle zone bianche. Invidieremo Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna. Ma stiamo vincendo ovunque e dobbiamo esserne davvero contenti. Si recupera libertà e non solo normalità. Perché vuol dire che - e contano anche i prossimi giorni di progressiva riapertura in tutto il territorio nazionale - chi sognava di sposarsi potrà farlo. Chi sentiva l'assenza della piscina o della palestra tornerà a frequentarle. Poi, certo, ci sarà da prendere di petto la grande questione del lavoro e servirà come il pane saper spendere bene le risorse che arrivano dall'Europa. E magari darsi anche una regolata su quello che accade alle frontiere marittime, perché nel frattempo la recrudescenza degli sbarchi è tornata ad essere una drammatica realtà. Tutto vero, ma l'Italia riparte. Era difficile scommetterci sopra fino ad un po' di tempo fa.

 

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