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Il futuro dell'Italia post-Covid passa per Bankitalia

Angelo De Mattia
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Domani il Governatore Ignazio Visco leggerà le Considerazioni Finali della Relazione annuale della Banca d'Italia davanti a una quarantina (limite dovuto ai vincoli Covid) di invitati, ma il convegno potrà essere seguito a distanza in diversi modi. Si tratta di un documento particolarmente importante che tradizionalmente suscita dibattiti ed approfondimenti nelle settimane seguenti. Quest'anno, l'interesse é ancora maggiore per la straordinarietà degli impatti economici, finanziari e sociali della pandemia e per la necessità di contribuire alla progettazione, per la parte di competenza, della progressiva uscita dalla condizione pandemica e alla delineazione della nuova normalità, del mondo che si affermerà quando i contagi saranno alle spalle. Per di più, il tradizionale esame delle politiche economiche e finanziarie oggi é chiamato a confrontarsi con un Governo il cui presidente è un ex Governatore, mentre il Ministro dell'economia è un ex Direttore generale dell'Istituto, donde la necessità di fare ancor più leva su quel patrimonio di autonomia non solo istituzionale, ma anche e soprattutto intellettuale e propositiva, costituito finora nella vita ultrasecolare della Banca.

 

 

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che pure andrà attentamente esaminato, non esaurisce di certo le politiche del Governo, in particolare di quelle a breve termine. Questioni rilevanti si pongono, in particolare, per i rapporti con l'Unione europea, per il lavoro e la produttività, per il contesto e gli impatti delle migrazioni. L'esigenza di una riforma delle regole comunitarie nel settore pubblico, nel credito e nella finanza, nonché nella concorrenza, per citare solo alcuni dei principali comparti normativi, si sta facendo strada. Il contrasto del sovranismo consegue risultati se si creano le condizioni, giuridiche e di fatto, per partecipare all'esercizio di una sovranità condivisa a livello europeo e si supera il cieco rigorismo che ha animato molte delle regole e delle politiche vigenti. Ma anche se si afferma concretamente il principio di sussidiarietà e si costruiscono ordinamenti improntati alla ragionevolezza e all'adeguatezza l'impatto della transizione ecologica e digitale sul complesso delle norme in vigore é un fattore propulsore di una decisa rivisitazione.

 

 

Non mancherà, nelle «Considerazioni Finali», la migliore spiegazione, partendo anche dal contesto globale, della politica monetaria della Bce alla quale contribuiscono le Banche centrali nazionali, soprattutto con riferimento alle misure monetarie non convenzionali e alla loro durata, ma anche con ragguagli sulla revisione in atto della stessa politica e sul progetto dell'euro digitale, unitamente al «che fare» riguardo alle criptovalute. Sussisterà un filo conduttore - é prevedibile - che collega l'auspicabile politica economica e le riforme, il governo della moneta, gli impegni antipandemici, la supervisione bancaria. A quest'ultimo proposito, le attribuzioni di esclusiva competenza della Banca d'Italia in materia di Vigilanza si sono ridotte per l'accentramento nella Bce della parte più rilevante con un accordo intergovemativo che, purtroppo, contrasta con il Trattato Ue il quale prevede trasferimento solo di compiti specifici di Vigilanza prudenziale. Ma tant'è. Pochi sinora hanno obiettato, se si esclude il compianto grande maestro del diritto, Giuseppe Guarino.

Alla riduzione delle competenze decisionali di ultima istanza, si accompagnano spesso polemiche sull'esercizio di quelle rimaste «nazionali», alle quali contribuisce solo in parte la difettosa conoscenza dei fini e dei limiti dell'attività di regolazione e controllo. Un rafforzamento delle strutture della Vigilanza appare necessario; soprattutto vanno potenziati gli orientamenti e le specializzazioni in materia giuridica per una più efficace sintesi con le competenze economiche e con la padronanza, da sviluppare, in materia di applicazioni dell'intelligenza artificiale. Occorre specifica elevata competenza in tema di legislazioni e normative comparate. Un tempo, l'attrattività dell'impiego in Banca d'Italia era dimostrato dalla rinuncia (ricordo alcuni casi) all'ingresso in Magistratura, da parte di vincitori di concorsi a uditore giudiziario, per l'assunzione in Banca dopo aver vinto anche il concorso da questa bandito per i laureati. Oggi non é più così. All'opposto, si verificano movimenti opposti e non solo verso la Magistratura. Occorre immaginare nuove misure. La qualità del personale resta alta, ma bisogna guardare anche al lungo periodo. Il livello della ricerca economica e istituzionale rappresenta un punto di riferimento, per la solidità e il prestigio, per tutti. Ma, certamente, la Banca d'Italia non è solo ricerca. Offrire spunti di riflessione non deve essere visto come una critica o, peggio ancora, un attacco, soprattutto quando questi provengano da amici leali, sicuri, legati a questa ultrasecolare istituzione che ha rappresentato e deve continuare a rappresentare l'orgoglio e il vanto degli italiani. In ogni caso, lunedì Visco, con tutti coloro che contribuiscono alla Relazione, sarà certamente all'altezza delle attese, rendendo così ancora un servigio al Paese.

 

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