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Omicidio Luca Sacchi, premio inopportuno e grottesco per chi è sotto accusa come Anastasiya

Franco Bechis
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Anche Anastasiya Kylemnyk, la ragazza bionda che purtroppo è diventata nota alle cronache la sera in cui è stato ucciso il suo fidanzato Luca Sacchi, come chiunque fino al terzo grado di giudizio non può essere considerata colpevole, e quindi ha i diritti di tutti gli uomini e le donne in libertà. La notizia che oggi pubblichiamo del suo «arruolamento» dopo lunga selezione dal 25 maggio nei ranghi del servizio civile italiano non pone dunque dei problemi di legalità o irregolarità. Il testo unico che regola quella opportunità che lo Stato offre ai giovani di impiegare un anno della loro vita in un servizio utile alla comunità dietro un minimo di compenso stabilisce come causa di esclusione solo quella di «aver riportato condanna, in Italia o all'estero, anche non definitiva alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo» e a meno di un anno per reati particolari. Anastasiya è sotto processo per una storiaccia di droga che è strettamente connessa all'esecuzione del povero Luca che voleva difenderla da altri spacciatori, ma non ha ancora ricevuto alcuna condanna e ha diritto come tutti di difendersi.

 

 

Il tema è semmai quello della opportunità di selezionarla per questa missione, perché la scelta fatta nel bando di fine dicembre 2020 appare quanto mai inopportuna. E ancora di più lo è la scelta dell'Arci che dopo il colloquio l'aveva inserita nel gruppo «Diritti in rete - Solidarietà, inclusione e contrasto alle discriminazioni», di destinarla questi primi giorni ad aiutare nello studio un gruppo di minori stranieri in quel di Spinaceto. Non è opportuno che una ragazza coinvolta così pesantemente in quel drammatico processo sia retribuita sia pure in modo modesto dallo Stato italiano per il servizio civile, e ancora meno lo è impiegare con minori chi è sotto accusa per questioni di droga. Lo capirebbe chiunque, un dipendente pubblico nella sua situazione per questioni di opportunità probabilmente sarebbe sospeso dal servizio, più di una insegnante per molto di meno è stata allontanata in modo brusco dal suo posto di lavoro. Non mi piace nemmeno l'esaltazione con cui Arci ha salutato il primo giorno di servizio civile di Anastasiya (e degli altri che hanno iniziato con lei) per avere scelto di «stare dalla parte buona».

Se venisse condannata nel processo, come è già accaduto a chi aveva gli stessi capi di accusa, la ragazza perderebbe i requisiti per il servizio civile. Ma la cosa più grottesca è che - essendo incensurata - potrebbe essere chiamata ad espiare la pena proprio effettuando un servizio sociale per la comunità. Sarebbe grottesco averle offerto oggi come premio la stessa cosa che potrebbe rappresentare l'espiazione di una condanna. Grottesco e anche profondamente diseducativo per tutti: per lo Stato, per l'Arci, per quei minori affidati alle cure di Anastasiya e naturalmente per la stessa ragazza finita in una situazione in cui era meglio per tutti non infilarla. Ha fatto scandalo quel nome in graduatoria, e per quello la notizia è arrivata a Il Tempo che l'ha doverosamente verificata. Ed è uno scandalo che se non giustifichiamo in assoluto, certo comprendiamo bene: che Stato è quello che ti premia quasi prendendoti a modello (non poca la retorica che accompagna il servizio civile), proprio mentre sta cercando di dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che tu modello non sei stato, anzi...? Brutta storia, perché quella ragazza avrà tutto il diritto di una nuova vita. Ma prima è necessario chiarire e chiudere davvero i conti con la vecchia...

 

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