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AstraZeneca, "pericolo anche dopo il richiamo". Lo studio Aifa conferma il rischio trombosi rare

Dario Martini
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«La seconda dose del vaccino AstraZeneca è sicura». L'Aifa tiene a precisare che dobbiamo partire da questa premessa quando parliamo del siero prodotto dall'azienda anglo-svedese, disponibile per tutti ma «raccomandato» a chi ha più di 60 anni. Ecco perché l'Agenzia italiana del farmaco invita tutti «a completare la vaccinazione che rappresenta la migliore strategia di contrasto al Co vid e garantisce il miglior livello di protezione dalla malattia».

L'ultimo rapporto pubblicato dall'Aifa su questo vaccino, però, spiega che gli eventi tromboembolici rarissimi possono verificarsi anche con la seconda dose. A questa conclusione sono giunti gli esperti in patologie della coagulazione (Gruppo di lavoro emostasi e trombosi) nominati dall'Aifa a supporto della Commissione tecnico scientifica (CTS). Il mandato del gruppo era quello di «approfondire la plausibilità biologica degli eventi, identificare le eventuali strategie di minimizzazione del rischio e indicare le modalità più corrette per la gestione clinica di questi eventi rarissimi». Nello studio pubblicato sul sito dell'Agenzia, infatti, si legge che «la riesposizione al vaccino potrebbe portare a manifestazioni cliniche importanti in alcuni soggetti che in occasione della prima dose aveva già attivato una risposta immunitaria anomala, anche se clinicamente non evidente».

Inoltre, «anche se nella "classica" HIT (piastrinopenia da eparina, ndr) non vi è evidenza che la riesposizione all'eparina a distanza di più di 3 mesi dal primo episodio sia associata una ricomparsa del fenomeno, nel setting particolare della vaccinazione con Vaxzevria (il siero di AstraZeneca, ndr) non si può escludere che un soggetto che non abbia sviluppato la rara reazione coinvolgente le piastrine con la prima dose, non possa farlo con la seconda». Gli esperti sottolineano che questi eventi avversi sono davvero rari. Infatti, al 26 aprile «sono stati riportati 34 casi di trombosi venosi in sedi atipiche, 18 dei quali associati a trombocitopenia. Rispetto alle vaccinazioni con Vaxzevria si osservano quindi 0.45 casi ogni 100.000 vaccinati». Il gruppo incaricato dall'Aifa ritiene che «eventuali manifestazioni avverse» possano essere «ancora più rare a seguito della seconda dose».

Un fattore, questo, ulteriormente rassicurante. Tanto più se pensiamo che l'Agenzia inglese per i medicinali alla data del 12 maggio ha riportato 15 casi di trombosi atipiche con piastrinopenia su circa 9 milioni di dosi Vaxzevria somministrate, il che «sembrerebbe corrispondere ad un segnale più debole di quello riscontrato per le prime dosi e comunque definibile come molto raro».

Purtroppo, però, le informazioni disponibili per ovvie ragioni sono ancora poche. «Pertanto - scrivono gli esperti - la sicurezza della somministrazione di Vaxzevria nei soggetti di età inferiore a 60 anni rimane un tema ancora aperto, e sul quale vi sono margini di incertezza». Nonostante ciò, il completamento del percorso vaccinale «garantisce il migliore livello di protezione».

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