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Vaccinati ma senza anticorpi. Sorpresa, il siero è già svanito

Antonio Sbraga
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Dal paziente-zero al vaccinato-zero-anticorpi. Sono sempre di più i casi dei cosiddetti non responder, quelli che scoprono di non aver sviluppato gli anticorpi dopo la somministrazione del vaccino anti-Covid. Oppure i «parzial responder», che ne hanno prodotti talmente pochi da svanire in un paio di mesi, decimati tra la prima e la seconda prova anticorpale di controllo, a cui sono sottoposti in primis gli operatori sanitari. E non si tratta solo di immunodepressi, ossia pazienti che seguono specifiche terapie, o sono affetti da leucemie, oppure coloro che hanno subito trapianti. Ma ci sono diversi casi di persone sane, che non accusano patologie, ma ritrovatisi senza anticorpi dopo l’inoculazione delle due dosi. Alcuni operatori sanitari, i primi ad essere vaccinati con Pfizer, hanno già deciso di sottoporsi alla somministrazione di una terza dose del vaccino americano per tornare a sollecitare una qualche risposta anticorpale del sistema immunitario.

 

 

 

«Le risposte anticorpali ai vaccini anti-Covid sono molteplici - spiega il professor Massimo Andreoni, direttore dell'Unità operativa complessa di Malattie infettive del Policlinico di Tor Vergata - c'è chi ne ha sviluppati migliaia e chi qualche centinaio. Alcuni anche solo una decina e chi proprio zero, ma non è un problema dei vaccini. C’è una grossa variabilità del sistema immunitario, che non risponde solo con la produzione degli anticorpi, ma anche con le cosiddette cellule-mediate, quelle che agiscono direttamente aggredendo il virus. E sono più importanti degli anticorpi, solo che non vengono contate, però il vaccino stimola anche quella produzione. Quindi bisogna stare tranquilli: chi si vaccina non rimane mai completamente indifeso davanti al virus». Neanche gli immunodepressi. Proprio nel policlinico dell’ateneo romano hanno avviato uno studio su 10 persone, immunodepresse, che non hanno avuto risposta anticorpale: «Siamo solo all’inizio, stiamo verificando i vari gradi di immunodepressione - aggiunge Andreoni - Perché poi non bisogna vedere solo la quantità, ma anche la qualità degli anticorpi, che in alcuni casi sono molto più neutralizzanti di altri. Quindi per alcune persone ne possono bastare anche pochi».

 

 

 

E chi se li ritrova azzerati si deve preoccupare? «No, anch’io ricevuto segnalazioni da persone sane che hanno sviluppato pochi o addirittura zero anticorpi. Quello che si può consigliare è di rivolgersi al proprio medico di famiglia e a un centro di malattie infettive - avverte Andreoni - Anche perché non tutti sono coscienti del proprio stato di immunodepressione, quindi in questi casi conviene fare un test su altri anticorpi: chi ha avuto il morbillo, ad esempio, controlli se ha quegli anticorpi. Se non trova nemmeno quelli allora farà bene ad indagare sui linfociti B del proprio sistema immunitario». Ma i «non responder» esistono per tutte le categorie di vaccini, come con quello contro l’Epatite B. E proprio in quel caso «all'inizio eravamo tutti presi dalle risposte anticorpali - conclude il professor Andreoni - Si era anche stabilito un tetto oltre il quale si valutava l'efficacia del vaccino. Solo dopo, con il tempo e le varie casistiche, abbiamo capito che era risultato efficace anche per coloro che avevano sviluppato una quantità di anticorpi inferiori a quel tetto».

 

 

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